Corriere della Sera

Thiem prenota il futuro: «Djokovic? Partiamo da 0-0»

Dopo aver battuto Wawrinka, Nadal e Federer l’austriaco prova a fermare il numero 1 del tennis

- DALLA NOSTRA INVIATA Gaia Piccardi

In una giungla senza big five (Djokovic, Murray, Federer, Wawrinka, Nadal), 152 anni in cinque, Dominic Thiem è la zebra. «Sento ripetere che vincerò un grande torneo. Mi piace crederlo». Oggi, semifinale del Roland Garros, Djokovic-Thiem. Sette anni e undici titoli Slam di differenza. I suiveurs del tennis dicono che sarà uno squarcio di futuro: «È forte, giovane, in forma. Ma credo di sapere come trattarlo» promette il numero 1 del mondo, a caccia della prima volta a Parigi e della simpatia del pubblico dopo qualche lancio di racchetta di troppo. Dominic, 22 anni, alla prima semifinale Major (4-6, 7-6, 6-4, 6-1 al belga Goffin), si dà una chance: «Sarà durissima, Djokovic è di un altro livello. Però mi sento bene e so che ogni partita parte dallo zero a zero». Zebra Dominic Thiem, 22 anni, austriaco, gioca contro Djokovic la prima semifinale di un Major (Afp) degno del tifo della curva da cui partiva. Una gara di alto livello ma non di grandi misure, perché tutti hanno la testa in Brasile e hanno i muscoli carichi di lavoro. Marco Fassinotti si ferma a 2,30 dopo aver saltato lo stagionale a 2,27, lui che è l’essenza della serietà, quasi dottorale nella sua ricerca del salto perfetto. Tamberi tentenna, ma dopo due errori a 2,27 chiede aiuto alla gente e in cambio riceve un boato liberatori­o quando supera la misura all’ultimo tentativo utile. Si arriva in sei ad attaccare i 2,30, che è pur sempre misura che spalanca le porte dell’élite mondiale. Bondarenko è solido come un macigno anche se ha qualche problema tecnico e

Comunque sia, da lunedì questo roccioso austriaco vestito di bianconero dallo sponsor, diventerà n.7 del ranking. Meglio delle giovani pistole a cui avevano pronostica­to un roseo avvenire. Il gigante Raonic, classe ’90, che per cercare di espugnare Wimbledon ha messo sotto contratto il genio e la sregolatez­za di John McEnroe; Kyrgios, classe ’95, il canguro mannaro che in panchina meriterebb­e Freud; Tomic e Dimitrov, missing in action e dietro a qualche gonnella di troppo. E così, dal quadro astratto di chi dominerà il tennis dopo la generazion­e dei fenomeni, sotto la pioggerell­ina gelida di Parigi zitto zitto è uscito lui, Dominic figlio di Wolfgang e Karin, maestri di tennis, nato a sud di Vienna e miracolosa­mente scampato a tre carriere: militare (ha servito sotto le armi per cinque mesi), calciatore e sciatore: «Tifo Chelsea e non vedo l’ora che cominci l’Europeo per vedere calcio tutto il giorno».

Gli antenati — Muster, Skoff, Koubek, Melzer — non fanno per Thiem: «Sono troppo giovane per considerar­e chiunque di loro un idolo. La verità è che da sempre sono un divoratore di tennis e oggi mi pare incredibil­e affrontare chi fino a qualche anno fa vedevo alla tv » . Profession­ista da quattro anni, sei titoli Atp in cascina, alla cintura ha già attaccato lo scalpo di Wawrinka (Madrid), Nadal (Buenos Aires) e Federer (Roma), sia pure già a mezzo servizio per il mal di schiena che l’avrebbe costretto a rinunciare a Parigi. È il migliore amico di Alexander Zverev, classe ’97, numero 1 annunciato, battuto al terzo turno con abbraccion­e finale. «Vedrete, Sasha vincerà molto». Però qui a Parigi è il tempo di Thiem, prendere o lasciare. Nel suo angolo siede Gunter Bresnik, il coach che accompagnò Boris Becker alla pensione, capace di traghettar­e Dominic in due stagioni dal rovescio bimane alla poderosa macchina da punti (a una mano) attuale, una rarità tra i coetanei. «Può rovinarlo solo una donna» garantisce. Nel box di Thiem siede Miss Austria 2010. Ma c’è da giurare che oggi in campo Dominator non la degnerà di uno sguardo.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy