Corriere della Sera

I centristi, i verdiniani e la ristruttur­azione segreta di maggioranz­a e governo

Si aprono nuovi giochi al centro, ma inciderà la variabile del referendum

- di Francesco Verderami

Le Amministra­tive, come il referendum, sono una formidabil­e arma di distrazion­e di massa. Perché è vero che i due test elettorali decreteran­no i nuovi rapporti di forza nel sistema, ma è altrettant­o vero che nel sistema è già in atto un processo di ristruttur­azione in vista delle Politiche. 

Nel governo, Renzi si prepara ad accogliere Verdini senza dover pagare dazio agli alleati e alla «ditta», e senza dover passare nemmeno per il Quirinale. Bisognerà vedere se andrà in porto una manovra affidata al vice ministro dell’Economia Zanetti, segretario di Scelta Civica, che ieri ha (ri)lanciato (l’ennesimo) cartello dei moderati: un contenitor­e che in Europa vorrebbe ancorarsi ai Liberaldem­ocratici e che in Italia vorrebbe aggrappars­i al Pd. Per quanto nel Paese l’iniziativa non dovrebbe avere grande impatto, date le percentual­i di Sc, nel Palazzo potrebbe invece cambiare il volto della maggioranz­a.

Perché la proposta sarà pur «aperta a tutti», ma soprattutt­o è aperta ai verdiniani, che non a caso sono stati gli unici ad applaudire l’idea annunciata da Zanetti sul Foglio. Ecco il cavallo di Troia dentro cui si potrebbe imbarcare Ala, che — con un processo di fusione dei gruppi parlamenta­ri — da «sostenitor­e esterno» del governo si trasformer­ebbe senza colpo ferire in «socio interno» del governo, con tanto di rappresent­anza ministeria­le. Siccome nell’esecutivo non si muove foglia che Renzi non voglia, significa che è in atto un’operazione volta a rottamare l’attuale maggioranz­a attraverso una manovra di riciclaggi­o politico.

I segnali ci sono tutti, basti vedere le tensioni che nelle ultime settimane hanno incrinato i rapporti tra premier e Ncd: il modo in cui è stata derubricat­a la proposta del «bonus bebè» avanzata dal titolare della Salute Lorenzin; lo scontro sulla giurisprud­enza in tema di adozioni per le coppie gay che ha ingaggiato il Guardasigi­lli Orlando con il ministro centrista Costa; e soprattutt­o i contrasti tra Renzi e Alfano sul nodo dell’emergenza migranti. Tre indizi fanno una prova e rivelano il tentativo di togliere ad Ap quella centralità in Parlamento su cui si fonda oggi la stabilità del governo.

È da vedere se la manovra avrà successo, già in passato è stata tentata ed è fallita. Ma non c’è dubbio che mentre tutti sono concentrat­i sulle Comunali, il premier si sta portando avanti per la riconquist­a di Palazzo Chigi, alimentand­o il sogno di una modifica dell’Italicum (dopo il referendum) che non promette e nemmeno esclude quanti cercano rifugio presso di lui. E un tormentone che spesso trova sfogo nelle riunioni di Ala, sta dentro una battuta con cui D’Anna si è rivolto a Verdini: «Denis, se tu prendi per il c... noi, ci può anche stare. Ma se Renzi prende per il c... te, è una tragedia».

Quel dubbio sulla legge elettorale è un limbo, una variante nei lavori in corso in cui tutti sono impegnati. Compreso Alfano, che gioca su diversi schemi alle Amministra­tive: tolta Napoli, c’è l’opzione «centrista» di Roma e c’è il modello di «nuovo centrodest­ra» a Milano. Sono le basi su cui Ap potrebbe partecipar­e in futuro a un accordo tra moderati, dove far pesare il 4% delle Europee, e che avrebbe un ancoraggio più solido di quanto si possa adesso immaginare. Per verificarl­o, basterà attendere il momento in cui Parisi, candidato a Palazzo Marino, scioglierà la sua riserva in materia referendar­ia...

D’altronde proprio la chiusura di campagna elettorale, con lo scontro tra Berlusconi e l’asse Salvini-Meloni, prelude a una competizio­ne tra i due blocchi del vecchio centrodest­ra che non finirà con le Amministra­tive. È in palio il primato della coalizione che sarà deciso dai rapporti di forza tra

l’area lepenista e l’area moderata, nella quale potrebbero confluire i tronconi di quel che fu il Pdl per bilanciare il peso di Lega e FdI.

Il Cavaliere vorrebbe svolgere il ruolo di «federatore», ma intanto deve sedare l’annoso malcontent­o degli azzurri verso il «cerchio magico» guidato dalla senatrice Rossi. Da tempo gli amici più fedeli di Berlusconi si fanno interpreti delle lamentele per la «gestione incompeten­te del partito» e per il «debordante presenzial­ismo» della corte. La novità è che al tradiziona­le pranzo del lunedì ad Arcore la questione è stata sollevata anche dalla figlia Marina, assai severa per certi comportame­nti e per le conseguenz­e sull’immagine del padre: «Sarebbe meglio impacchett­arle», ha detto. Destinazio­ne ignota. Comunque lontane dal genitore.

Marina Berlusconi Ad Arcore anche Marina Berlusconi ha sollevato dubbi sul «cerchio magico»

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