«Più incentivi che start up A settembre si semplifica»
Calenda: ci sono più fondi che start up. Permanenti le misure per il rientro dei cervelli Renzi vede Boccia. Padoan: la flessibilità per aiutare la crescita con gli investimenti
Paradossi degli incentivi: secondo il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, «la somma dei fondi per le start up eccedono il numero delle start up. A settembre via alla semplificazione».
«La mia scommessa è avere per settembre un piano industriale del Mise, con le cose che ci devono stare e quelle che non ci devono stare, con la totale trasparenza su quello che non va e con, ad esempio, le tempistiche necessarie per chiudere gli incentivi che non servono».
Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, chiamato al Festival dell’Economia di Trento a parlare di ristrutturazioni, competitività e crescita con il presidente del Fondo italiano di investimento Innocenzo Cipolletta, è tornato sul tema della spending review: « In Italia abbiamo completamente fallito». «Nessuno è andato a guardare gli incentivi che si sono sedimentati, il cui importo magari non è tantissimo ma sono tantissimi di numero», ha spiegato Calenda. Si tratta degli incentivi di politica industriale attiva, che valgono «circa 3 miliardi». Il ministro ha fatto l’esempio dei fondi per le startup: «In ogni ministero ce ne sono 3-4, più quelli degli enti locali. Se prendete la somma dei fondi per le startup, eccedono il numero delle startup». La linea d’azione è chiara: gli incentivi vanno riordinati («ce ne possono essere alcuni che non sono giusti») per liberare risorse «per fare altre cose, anche in altri dicasteri» e soprattutto Ministro Carlo Calenda guida il ministero dello Sviluppo economico. Si è insediato il 10 maggio scorso devono essere «concentrati» perché «abbiano anche la dimensione per spostare qualcosa». Insomma, per stimolare la crescita servono fondi e per questo l’Italia ha fatto una battaglia in Europa per ottenere più flessibilità, ma anche la razionalizzazione della spesa è uno degli strumenti. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che nel pomeriggio parla al Festival, oggi in un’intervista ad Alessandro Papayannidis del Corriere del Trentino spiega appunto che «grazie alla flessibilità possiamo sostenere la crescita attraverso investimenti, riforme oltre che con la riduzione delle tasse, in buona parte compensata da tagli di spesa».
Uno dei punti centrali per la ripresa resta la produttività, che è legata anche alla partita sulla contrattazione. E infatti ieri il neo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, è andato a Palazzo Chigi per un colloquio di conoscenza con il premier Matteo Renzi. Per Calenda «la produttività è molto stagnante» ed è necessario che «si debba chiudere tra le parti sociali» e «molto presto: credo nell’impegno di Confindustria e dei sindacati», ma «bisogna dare tempo a Boccia», si tratta però di «una cosa da fare entro l’autunno — ha detto —. Penso che si vedranno
Il caso Ilva «Valuteremo il prezzo ma abbiamo deciso di dare centralità al piano ambientale»
dei risultati molto rapidamente». Sull’Ilva ha spiegato che sarà valutato il prezzo «ma la centralità è il piano ambientale». Quanto al decreto Concorrenza, Calenda ha ricordato che «c’è una richiesta molto pressante dell’Europa, del Fondo monetario, dell’Ocse: non credo sia la migliore legge possibile ma vorrei portarla a casa entro l’estate». Secondo una bozza il governo avrebbe intenzione di rendere permanente l’agevolazione fiscale per il «rientro dei cervelli» in Italia e di introdurre sconti fiscali per le imprese quotate che investiranno in una startup, acquisendone almeno il 20% del capitale, tenendolo minimo per tre anni. Ci sarebbe anche l’idea di concedere visti e permessi di soggiorno «facili» a chi investe almeno un milione di euro in un’impresa italiana o 2 milioni in titoli di Stato, con l’obbligo di mantenere l’investimento per almeno 2 anni. Benefici anche a chi effettua una donazione filantropica significativa in un settore di interesse per l’economia italiana purché l’importo non sia inferiore a un milione di euro. Si pensa anche a benefici fiscali per i Fondi immobiliari alternativi e le Società di investimento immobiliare quotate che investono negli immobili pubblici o delle assicurazioni.