Ha avvelenato la compagna perché dall’ecografia del feto si vedevano malformazioni
Il giorno in cui saprà che il padre non voleva farlo nascere sarà per lui un brutto giorno. Perché c’è di mezzo il rifiuto più terribile, quello di un genitore che lo voleva diverso. «Temevo per la sua salute», ha detto in lacrime davanti agli inquirenti questo giovane futuro papà dall’aria timida. Ha confessato in questo modo un fatto atroce e si è messo naturalmente in un grande guaio. Voleva l’aborto perché l’ecografia parlava di una malformazione del feto. E visto che la sua compagna era prossima al parto, essendo all’ottavo mese di gravidanza, martedì scorso ha pensato all’estremo, tremendo rimedio: un detergente per piatti da mescolare alla coca cola della fidanzata incinta. Una sostanza caustica, venefica. Due sorsi e lei è stata colta da dolori lancinanti che all’ospedale Maggiore di Bologna hanno tradotto in lesioni a stomaco ed esofago da avvelenamento.
I primi bollettini medici erano preoccupanti: «Condizioni gravissime » . Ora la donna sembra fuori pericolo anche se il direttore della Rianimazione, Giovanni Gordini, è prudente: «Prognosi riservata almeno per altri due giorni, nessuna complicazione per il feto».
Se la caveranno probabilmente entrambi. Ma il loro futuro dovrà fare i conti con le macerie di una vicenda drammatica. È la storia di un trentacinquenne di provincia che nel suo paese appenninico della Valsamoggia tutti raccontano come discreto, educato, buono. «Mai una parola fuori posto, non posso crederci che sia stato lui», dice la titolare del bar di Savigno dove di tanto in tanto entra chiedendo permesso. La sua è una vita semplice: autista dello scuolabus comunale, abita da sempre con i genitori. L’anno scorso l’incontro con l’infermiera toscana che vive nell’antico borgo di Bazzano e lavora nel vicino ospedale. «Amore a prima vista», dicono gli amici. «Sembrava andasse tutto bene», sussurra il padre di lei che entra ed esce dalle stanze dei dottori della Rianimazione scuotendo la testa. «Io l’ho visto qualche volta, mi è sembrato una persona mite. Siamo completamente spiazzati». Sorpreso anche dalla confessione: «Da non credere, mia figlia è ancora intubata e non ha consapevolezza che sia stato lui, è riuscita a dirmi solo “ho bevuto e mi sono sentita male”».
Rispetto al movente il procuratore aggiunto Valter Giovannini usa la cautela del «quadro non chiaro» ma sono le dichiarazioni dell’autista a delinearlo, quando parla dell’angoscia crescente per quella gravidanza indesiderata. «Assassino due volte, siamo davanti a un duplice tentato omicidio», sentenzia Valentina Castaldini dell’Ncd. «Lesioni gravissime», frena per il momento la procura che chiede comunque per lui il carcere e non esclude di appesantire l’accusa considerando il dolo eventuale.
Si chiude così la parabola del timido autista di provincia che per paura di diventare padre ha rischiato di uccidere la donna che ama e il figlio suo che porta in grembo.