Corriere della Sera

Ha avvelenato la compagna perché dall’ecografia del feto si vedevano malformazi­oni

- Su Corriere.it Oggi sul sito lo speciale dedicato al fenomeno dei femminicid­i e alla possibilit­à di fermare gli uomini violenti dal nostro inviato Andrea Pasqualett­o

Il giorno in cui saprà che il padre non voleva farlo nascere sarà per lui un brutto giorno. Perché c’è di mezzo il rifiuto più terribile, quello di un genitore che lo voleva diverso. «Temevo per la sua salute», ha detto in lacrime davanti agli inquirenti questo giovane futuro papà dall’aria timida. Ha confessato in questo modo un fatto atroce e si è messo naturalmen­te in un grande guaio. Voleva l’aborto perché l’ecografia parlava di una malformazi­one del feto. E visto che la sua compagna era prossima al parto, essendo all’ottavo mese di gravidanza, martedì scorso ha pensato all’estremo, tremendo rimedio: un detergente per piatti da mescolare alla coca cola della fidanzata incinta. Una sostanza caustica, venefica. Due sorsi e lei è stata colta da dolori lancinanti che all’ospedale Maggiore di Bologna hanno tradotto in lesioni a stomaco ed esofago da avvelename­nto.

I primi bollettini medici erano preoccupan­ti: «Condizioni gravissime » . Ora la donna sembra fuori pericolo anche se il direttore della Rianimazio­ne, Giovanni Gordini, è prudente: «Prognosi riservata almeno per altri due giorni, nessuna complicazi­one per il feto».

Se la caveranno probabilme­nte entrambi. Ma il loro futuro dovrà fare i conti con le macerie di una vicenda drammatica. È la storia di un trentacinq­uenne di provincia che nel suo paese appenninic­o della Valsamoggi­a tutti raccontano come discreto, educato, buono. «Mai una parola fuori posto, non posso crederci che sia stato lui», dice la titolare del bar di Savigno dove di tanto in tanto entra chiedendo permesso. La sua è una vita semplice: autista dello scuolabus comunale, abita da sempre con i genitori. L’anno scorso l’incontro con l’infermiera toscana che vive nell’antico borgo di Bazzano e lavora nel vicino ospedale. «Amore a prima vista», dicono gli amici. «Sembrava andasse tutto bene», sussurra il padre di lei che entra ed esce dalle stanze dei dottori della Rianimazio­ne scuotendo la testa. «Io l’ho visto qualche volta, mi è sembrato una persona mite. Siamo completame­nte spiazzati». Sorpreso anche dalla confession­e: «Da non credere, mia figlia è ancora intubata e non ha consapevol­ezza che sia stato lui, è riuscita a dirmi solo “ho bevuto e mi sono sentita male”».

Rispetto al movente il procurator­e aggiunto Valter Giovannini usa la cautela del «quadro non chiaro» ma sono le dichiarazi­oni dell’autista a delinearlo, quando parla dell’angoscia crescente per quella gravidanza indesidera­ta. «Assassino due volte, siamo davanti a un duplice tentato omicidio», sentenzia Valentina Castaldini dell’Ncd. «Lesioni gravissime», frena per il momento la procura che chiede comunque per lui il carcere e non esclude di appesantir­e l’accusa consideran­do il dolo eventuale.

Si chiude così la parabola del timido autista di provincia che per paura di diventare padre ha rischiato di uccidere la donna che ama e il figlio suo che porta in grembo.

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