Corriere della Sera

Nel palazzo di Winston Churchill la caccia alla volpe di Dior

Sidney Toledano: «Il nuovo stilista? Sarà annunciato. Presto»

- Pa. Po.

he Dior must go on. Ed è tutto oltre, perché nulla del sogno e della grandeur siano dimenticat­i durante questa lunga attesa che qualcosa accada dopo che nel novembre 2015 Raf Simons, lo stilista che avrebbe dovuto guidare questa ammiraglia del lusso nel futuro, se n’è andato stressato da pressioni e ritmi.

Capitani coraggiosi ma temporanei, Lucie Meier e Serge Ruffieux, stanno traghettan­do la nave con destrezza spalleggia­ti dalla maison che fa i fuochi d’artificio portando seicento persone per la Cruise Collection 2017 nella campagna inglese più fredda e piovosa: due ore di treno «apparecchi­ato» alla Agatha Christy, un’ora di limousine e poi la sfilata con tè al Blenheim Palace, settecente­sca residenza dove nacque e crebbe Winston Churchill. I due stilisti fanno un buon lavoro di balance facendo conversare lo stile british con il french. Il rigore sartoriale Le stampe Le modelle di Dior davanti al Blenheim Palace, dove nacque Churchill e quel pizzico di romantica semplicità del Dopog u e r r a . I te s s u t i d e l l a campagna inglese (tweed, jacquard) con le silhouette couture francese (la linea bar). Il tocco contempora­neo negli accostamen­ti, nelle sovrapposi­zioni apparentem­ente casuali di capi, forme, colori, tessuti e fantasie. Drappeggi È ben rappresent­ato il settore della moda nell’elenco dei 25 nuovi Cavalieri del lavoro nominati in occasione della Festa della Repubblica. Da Roberto Colombo ( foto), nato a Biella nel 1959, sposato e con tre figli, presidente del Lanificio Luigi Colombo, azienda di famiglia fondata nel 1967, fra i maggiori tessitori mondiali di cashmere e fibre nobili; a Claudio Marenzi, classe 1962, di Novara, sfuggenti e plissè a sorpresa.

La nuova stampa è una caccia alla volpe che è anche la passerella. Tacchi a colonna. Dettagli d’archivio come le code dei foulard di seta che sono polsiere o chiusure di bluse. «Una grande responsabi­lità certo, ma che siamo stati orgogliosi di prenderci nel rispetto dei codici della maison» rispondono presidente e amministra­tore delegato di Herno, fondata dal padre nel 1948. Nomina anche per Ermenegild­o Dino Tabacchi, classe 1945, padovano, presidente di Salmoiragh­i & Viganò, da lui acquisita nel 2002 e leader nella produzione di lenti e montature oltreché nella produzione di strumentaz­ione per la metereolog­ia. i due stilisti a chi chiede loro come si sentano in quel ruolo che forse presto non sarà più il loro. Sidney Toledano, l’ad, non si sbilancia certo, ora, dopo otto mesi di rigoroso silenzio. Però fa capire «che presto tutto sarà annunciato » e che c’è voluto tanto tempo a riscrivere il percorso perché «Dior è una maison che deve rendere conto alle centinaia e centinaia di persone che ci lavorano, alla sua tradizione e storia e ai suoi clienti » e « non basta un selfie per assicurarl­e il futuro», aggiunge il dirigente ironizzand­o su soluzioni veloci e poco attente alla sostanza. Il nome del creatore? « È una parte dell’equazione del mondo Dior. Stiamo definendo la direzione creativa che darà la traiettori­a stilistica, ma è più una pressione che arriva dalla stampa che dai clienti».

A Londra perché c’è una boutique molto grande da festeggiar­e in New Bond Street, un lavoro di più di quattro anni dove c’è tutto il mondo Dior, oltre a una collezione d’arte moderna: «Avevamo bisogno di spazio per uomo, donna e bambino. Noi non siamo una griffe di soli accessori». Ecco un affondo. Un momento di grandi cambiament­i, questo, «il mondo è in divenire su tante questioni, che siano la globalizza­zione o l’ecologia e che il fashion deve intercetta­re. Maison come la nostra devono guardare oltre per pensare nel profondo». Dior Le stampe

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