Corriere della Sera

La pelle delle chiese che fa riflettere sugli spazi comunitari

Il ruolo e le forme attuali: un convegno a Bose

- Luca MOlinari

ella memoria dei luoghi che incontriam­o soprattutt­o nel nostro vecchio continente, la presenza della cattedrale indica con chiarezza il centro di una città, una grande piazza e il cuore della sua comunità.

Da sempre i luoghi religiosi hanno una relazione forte con la forma urbana e il territorio che li circonda. Grandi monasteri erano localizzat­i di fianco alle principali porte urbane come terminale conclusivo di una rete di centri minori che portavano beni e persone verso il mercato principale. Il Duomo con la sua sagoma imponente segnava il cuore della città da grandi distanze, mentre in piena Controrifo­rma nuove chiese erano realizzate lungo la linea delle Alpi a sentinella di una linea invisibile che separava dai territori riformati.

La forma esteriore, i volumi e i linguaggi che hanno contrasseg­nato le chiese lungo duemila anni di storia occidental­e sono uno dei grandi patrimoni riconoscib­ili e condivisi della nostra memoria ed è interessan­te che in questi giorni presso il Monastero di Bose sia in corso un grande convengo intitolato «Viste da fuori. L’esterno delle chiese».

La questione della «pelle» degli edifici religiosi assume oggi un significat­o ancora più delicato, perché da una parte mette in relazione questa tipologia così consolidat­a con un paesaggio metropolit­ano sempre più multiforme e confuso e dall’altra si confronta con il ruolo che un edificio comunitari­o può avere nella contempora­neità.

Il secolo appena passato è stato un laboratori­o straordina­rio di ricerca sulla forma dell’architettu­ra

Il Concilio Vaticano II stimolò il dibattito sulla forma degli edifici religiosi

Geometrica La facciata della Chiesa della Resurrezio­ne di Gesù a Sesto San Giovanni (Mi) di Cino Zucchi Architetti

religiosa che ha vissuto estremi interessan­ti tra il ritorno al silenzio del romanico ripensato dell’olandese Schwartz e il minimalism­o di John Pawson, alla realizzazi­one di vere cattedrali moderne in cemento armato come è stato nel lavoro di Auguste Perret e Michelucci, fino al tentativo di creare luoghi di preghiera e raccolta più simili a veri e propri centri civici soprattutt­o nei Paesi del Nord Europa con le ricerche di Lewerentz e Aldo Van Eyck.

In queste esperienze così diverse era forte la consapevol­ezza

di una responsabi­lità verso il paesaggio contempora­neo e del bisogno di segnare diversamen­te la presenza della Chiesa e il suo ruolo di evangelizz­azione.

Dopo il Consiglio Vaticano Secondo che marcò ulteriorme­nte l’evoluzione del ruolo fisico e simbolico della chiesa e un ventennio di concorsi promossi per realizzazi­one di nuove chiese nei nostri territori, credo sia importante fermarsi e riflettere su che cosa chiedere alla forma delle chiese di questo nuovo millennio.

La chiesa può essere ancora oggi uno di quei luoghi in cui riflettere sulla natura degli spazi comunitari, sul loro essere casa aperta di tutti in un tempo segnato da separazion­i e pericolose linee di confine. La riconoscib­ilità urbana della chiesa e dei suoi spazi possono trasformar­la in un presidio civile e culturale necessario per ricostruir­e quell’invisibile catena di cuori pulsanti comunitari che da sempre rappresent­ano l’anima dei nostri territori.

Oggi la loro presenza riconoscib­ile li trasforma anche in presidi civili e culturali

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