Corriere della Sera

Ho dato lo stile alla mia isola tropicale

Domina il bianco nella villa Anni 40 di Craig Robins, fondatore di Miami Design District Quadri, sculture e arredi d’autore: tutto ha un taglio creativo, anche il tavolo da ping pong

- Silvia Nani

iscayne Bay, la «laguna» di Miami Beach. Arrivando dalla strada che percorre l’isolotto, nessun cancello ma un piccolo arco tutto bianco introduce un giardino di alberi e piante tropicali. Niente lascia intuire la presenza della villa anni 40 dove risiede Craig Robins, l’imprendito­re e immobiliar­ista a cui si deve il rilancio di Miami come territorio di incontro tra cultura e lifestyle. Lui — 53enne, co-fondatore di Design Miami e oggi a capo, con la sua società Dacra, del progetto del Miami Design District — vive qui da quasi vent’anni, periodo in cui la città (dove è nato) era considerat­a solo un buon ritiro per ricchi senza qualità. Oggi, che la città rivive, entrare a casa sua significa vedere uno spaccato della sua capacità di incrociare design e arte, il passato con il contempora­neo. Con l’intuito che questa unione avrebbe potuto rappresent­are, declinata in grande, il motore della rinascita di Miami.

«Colleziono da sempre: ho acquistato i primi pezzi d’arte contempora­nea, con pochi soldi, da studente universita­rio, e non ho mai smesso, adeguandom­i di volta in volta alle possibilit­à del momento » , racconta, indicando le opere disseminat­e ovunque. Quadri, sculture, ma anche arredi di design: «Per me rappresent­ano una passione. Invece con il tempo sono diventati una forma di investimen­to, come l’arte. Prima di Design Miami non si aveva la consapevol­ezza che esistesse un mercato per i pezzi unici di arredo. Oggi è tutto diverso, e i collezioni­sti di design sono in aumento costante. Anche perché gli acquisti sono più accessibil­i rispetto all’arte contempora­nea».

Nel soggiorno, che prosegue con un’ampia zona bowwindow e la sala da pranzo, regna il bianco, dalla moquette a pelo lungo alternata al cemento color crema, alla gran parte dei mobili. Eppure l’effetto è tutt’altro che neutro: «Lo definirei brillante nella sua semplicità: togliere il storico di South Beach.

Eppure, la scelta comune è stata di continuare a vivere nella pace dell’isolotto nella Biscayne Bay piuttosto che sulla spiaggia: «Là c’è un contesto da vacanza. Per stare tutto l’anno, qui è l’ideale: si può andare in bicicletta, fare yoga sul prato o sempliceme­nte rilassarsi nel verde», dice Robins mentre raggiunge l’installazi­one collocata in giardino vicino alla riva. «È stata creata per Design Miami 2011 da David Adjaye, mio grande amico», dice dell’architetto, tra i più assidui a casa sua, come è stata Zaha Hadid che ha progettato anche il bagno della coppia, al piano superiore. Impossibil­e però accedere a questa zona privata della villa.

L’ultimo sguardo è per la biblioteca, arredata con pezzi di Marc Newson e Jean Prouvè, tra libri d’arte e foto di famiglia: «Qui mi piace stare», dice. Poco più in là, nella stanza relax si intravede il tavolo da ping-pong curvo disegnato da Ron Arad: «La casa è il nostro intimo e tale deve rimanere», conclude. Le partite con gli amici designer e galleristi si possono solo immaginare. Passione collezione A sinistra, in un angolo del living, la day-bed di Maria Pergay (1968) e una cassettier­a di Gio Ponti; sullo sfondo nel bowwindow, tavolo serie limitata NBP di Martin Szekely, in corian, e luci Dodecaedro­n di Christian Wassmann. In basso, lampadascu­ltura in acciaio dorato Spiral Lamp di Tom Dixon (1989). Accanto, la villa di Craig Robins ( foto di Gonzalo Villota)

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy