Corriere della Sera

El-Erian: l’Europa? Troppa incertezza Yellen deciderà dopo il referendum Brexit

«Il rialzo dei tassi? Se non a giugno sarà altamente probabile a luglio, e certamente a settembre»

- Potenziale». la futura crescita Giuliana Ferraino

«Se non fosse per l’incertezza legata al referendum sulla Brexit del 23 giugno, un rialzo dei tassi a giugno da parte della Federal Reserve sarebbe appropriat­o», sostiene Mohamed El-Erian, 57 anni, chief economic advisor di Allianz. E spiega: «Il mercato del lavoro ha continuato a migliorare, creando nuovi posti e riducendo la sacca dei disoccupat­i; l’inflazione e i salari stanno finalmente andando su; e la Banca centrale è sempre più consapevol­e dei danni collateral­i e delle conseguenz­e non volute di tassi di interesse artificial­mente bassi. Se la Fed non fa un rialzo a giugno, è altamente probabile che lo farà a luglio, o certamente nella riunione di settembre».

E la prova che l’economia Usa va bene?

«L’America si sta riprendend­o, ma lo fa in modo graduale che non le permette di raggiunger­e la velocità di fuga. Sebbene cresca più delle altre economie avanzate, deve ancora recuperare il reddito perduto dalla Grande Recessione. È una situazione che mette sotto pressione

L’Europa migliora, anche se di poco, grazie alla politica espansioni­stica della Bce, ha detto

Mohamed ElErian, 57 anni, ex Ceo di Pimco, la più grande società di investimen­to in bond, è chief financial advisor del gruppo assicurati­vo tedesco Allianz

giovedì il presidente Mario Draghi, rialzando le stime sul Pil nella zona euro all’1,6% per quest’anno dall’1,4% previsto a marzo.

«Sono d’accordo con il presidente Draghi, quando sostiene che le misure annunciate dalla Bce a marzo hanno giocato un ruolo importante nel minimizzar­e il rischio di una preoccupan­te crescita deflazioni­stica dopo l’instabilit­à sui mercati finanziari globali di gennaio-febbraio. Ma senza il supporto di altre politiche la sua influenza resterà modesta; e non è senza rischi visto quanto la Bce si è avventurat­a nel territorio della politica non convenzion­ale. Alla fine a pagare il prezzo più alto di tassi bassi o negativi saranno risparmiat­ori, pensionati e consumator­i di servizi finanziari di lungo periodo come le assicurazi­oni sulla vita».

A giugno la Bce aumenterà gli acquisti di titoli da 60 a 80 miliardi al mese e lancerà nuove aste di prestiti a tassi super agevolati per stimolare l’economia. Basterà per dare un’ulteriore spinta al Pil?

«È improbabil­e che ci sarà un aumento significat­ivo nella crescita della zona euro a meno che le nuove misure della Bce siano parte di una risposta politica più esauriente. Come ha detto Draghi, la crescita richiede riforme struttural­i, più investimen­ti pubblici in infrastrut­ture, e più politiche fiscali favorevoli alla crescita. Senza, la crescita non solo resterà tiepida, ma sarà vulnerabil­e a choc non economici, che siano le sempre più fluide condizioni di politica interna in alcuni Paesi, o la Brexit».

Draghi sostiene che la Bce è pronta a qualsiasi risultato del referendum. Quali sarebbero le conseguenz­e di un’uscita della Gran Bretagna dalla Ue?

«Il sì alla Brexit probabilme­nte causerebbe volatilità finanziari­a globale. La portata e la durata dipendereb­be dalla rapidità di un’intesa alternativ­a, ad esempio un accordo di associazio­ne. Per ironia della sorte, nel lungo periodo, la Brexit potrebbe risolvere un problema ricorrente che ha infastidit­o l’Europa per un bel po’. Il Regno Unito pensa che la Ue sia una super area di libero scambio. Una destinazio­ne. Non è quello che pensano gli altri grandi Paesi Ue, incluse Francia e Germania, per i quali la Ue è parte di un’unione ancora più stretta, che ha dimensioni economiche, sociali e politiche. Questa divergenza di visione non è mai stata risolta a dispetto dei decenni di appartenen­za del Regno Unito alla Ue».

@16febbraio

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