Banco Popolare: possibili richieste Bce per la fusione Bpm
C’è anche la Brexit tra i fattori di rischio considerati dal Prospetto informativo dell’aumento di capitale da un miliardo di euro del Banco Popolare, di cui ieri sera si è autorizzata la diffusione da parte di Consob. Mentre la Banca centrale europea ha in corso, dal 16 maggio, un’ispezione parallela sia nella sede della banca veronese che in quella della Popolare di Milano, i due partner che – fondendosi – dovrebbero dare vita entro la fine dell’anno al terzo gruppo bancario nazionale per numero di sportelli. Il piano dell’aumento – è scritto nel documento composto da 410 pagine – «è ancora oggetto di esame da parte della Bce e non si può escludere che la Bce possa formulare richieste di modifica al Piano nell’ambito dell’iter autorizzativo, con impatti che il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano si riservano di valutare e che potrebbero incidere negativamente sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della Nuova Capogruppo o sulla realizzabilità dell’operazione di integrazione».
La severità dell’analisi è legata al momento, che non è dei più felici dopo il fallimento dell’Ipo della Popolare di Vicenza e le evidenti difficoltà in cui si trova Veneto Banca, tanto che ieri in Borsa il Banco Popolare ha sacrificato il 5,18 per cento, chiudendo a 3,954 euro. Ma a questo punto non si può più rallentare, l’operazione da un miliardo di euro inizierà dopodomani, lunedì: i diritti di opzione sulle nuove azioni dovranno essere esercitati dal 6 giugno fino al 22 giugno e saranno negoziabili sul mercato Mta fino al 16 giugno. Pesante la diluizione per i vecchi azionisti che non dovessero sottoscrivere: fino al 56,25 per cento.
Lunedì il prezzo di riferimento rettificato delle azioni sarà pari a 2,934 euro, mentre il prezzo dei diritti è stato fissato a 1,02 euro. Nel prospetto è indicato (a pagina 60) gli effetti dell’aumento sulla solidità patrimoniale: considerando il parametro Cet1 fully phased, la Nuova Capogruppo avrà un ratio del 12,3%, secondo in Italia solo a Intesa Sanpaolo (13,1%), ma davanti a Montepaschi ( 11,7%) e a Unicredit (10,9%).
Diluizione al 56% Gli azionisti che non sottoscriveranno potranno diluirsi al massimo del 56,25%