Corriere della Sera

Raggi e i Giochi: referendum? Vedremo

- Paola Di Caro

Si fa sempre più infuocata la campagna elettorale di Roma, sia tra chi lotta al ballottagg­io che tra chi è rimasto fuori. Da una parte è scontro fra i candidati Virginia Raggi e Roberto Giachetti ( e i loro sponsor, in questo caso Beppe Grillo e Matteo Orfini), dall’altra sale la polemica tra FI da una parte e FdI e Lega dall’altra, con Alessandra Mussolini ( capolista azzurra) che in un’intervista al Messaggero dice di aver avuto come compito da Berlusconi quello di «far fuori la Meloni», con l’ interessat­a che si infuria e con gli azzurri, come Giovanni Toti, che a sera smentiscon­o chi «farnetica di un piano antiMeloni».

Ma nei prossimi giorni a tenere banco in città sarà soprattutt­o il duello fra Raggi e Giachetti, che peraltro ieri sera si sono incrociati a un riceviment­o chiedono altro e un sindaco deve ascoltare le richieste dei cittadini». Nessuna polemica con Totti (che si era schierato per le Olimpiadi): «Che sia favorevole non mi sorprende, è un campione di caratura mondiale», e nessuna chiusura sugli stadi di proprietà di Roma e Lazio: «Auspicabil­i, purché rispettino i limiti della legge».

Se la Raggi cerca di non alzare i toni, è furibondo invece lo scontro tra Grillo e Orfini. Il primo attacca il commissari­o del Pd romano in un post dal titolo «Orfini, detto “il coerente”. Ieri e oggi. Tutto da ridere» in cui si mettono in fila dichiarazi­oni diverse degli ultimi mesi, l’altro replica che questo metodo gli fa «schifo». E il clima non è migliore a destra. A gettare benzina sul fuoco è la Mussolini che rivela di aver avuto mandato dal Cavaliere (e come lei Storace) di far perdere la Meloni, rea di averlo sfidato sulla leadership. La leader di Fdi replica prima su Twitter — «Fa un certo effetto vedere una Mussolini vantarsi di una badogliata» —, poi in pubblico e in privato reputa gravissimo che nessuno in FI prenda le distanze, il che aumenterà quelle già profondiss­ime esistenti. Ci pensa allora Toti a smentire la Mussolini, come anche Matteoli, e alla fine è la portavoce azzurra Bergamini — in un clima di grande nervosismo — ad assicurare che «FI è sempre in campo per vincere, non per ostacolare gli alleati». Chiude la vicenda la Mussolini: «Dovevamo batterci perché nessuno andasse ai ballottagg­i tranne noi». Ma i cocci restano.

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