Il casellante-filosofo che ama ripensarci Gli piaceva il premier ma è contro il Jobs act
Quante volte l’avrà maledetta quella giornata... Uno che vuole fare il sindaco di una città dove tutti sono malati di calcio, e non sa nemmeno in quale serie milita la squadra, si è mai visto? Il cronista di Puntoradio gli chiedeva notizie del nuovo stadio, e lui, senza alcuna titubanza: «Prima di parlare dello stadio, spero che il Bologna torni in serie A». Dove già era tornato tre anni prima. Infilzato implacabilmente, il pomeriggio ha messo una toppa peggiore del buco, e di molto: «In trasmissione stavo dicendo che spero che il Bologna torni in serie B». Per come sono autenticamente umorali (e numerosi) i tifosi bolognesi, nel 2011 poteva costargli l’elezione. Non accadde. Ma da allora, a lui che di calcio non è mai importato un fico secco, è toccata la penitenza di andare allo stadio la domenica. E imparare perfino il nome di qualche giocatore. Questa partita, però, è assai diversa. Merola va al ballottaggio con i consensi al minimo storico. La volta scorsa era passato al primo turno per un soffio, con il 50,5 per cento. Il suo principale avversario, l’allora leghista Manes Bernardini, si era fermato al 30,3. Adesso invece Merola è costretto allo scontro decisivo con il 39,5, ma più della percentuale preoccupano i valori assoluti: non ha raccattato che 68 mila voti.
I due contendenti sono agli antipodi. Per storia, passioni, provenienza geografica, stato civile, età. Lui è sposato, lei no. Lui è nato a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta. Ha ventuno anni più di lei. Quando è stato assunto alla società Autostrade come casellante, Lucia Borgonzoni entrava alla scuola materna. E quando ne è uscito, dopo il rituale passaggio nella Cgil, per l’ingaggio nelle autonomie locali, lei frequentava la seconda media. Da allora, un quarto di secolo di politica: Pci, Pds, Ds, Pd. Presidente di Quartiere, consigliere provinciale, assessore all’Urbanistica con l’ex segretario della Cgil Sergio Cofferati... Un classico bolognese, insomma. Di quelli che ti aspetti traboccanti di certezze. Tutto il contrario della realtà.
Inizialmente renziano a quattro ruote motrici, un bel giorno decide di firmare il referendum della Cgil per demolire il renzianissimo Jobs act. Sostiene il progetto del passante Nord, poi sembra ripensarci. Esclude il confronto pubblico con Lucia, poi sembra ripensarci. Dice che è meglio se Renzi si tiene lontano da Bologna per la battaglia finale, poi sembra ripensarci. Sarà questione di carattere, come del resto la sua naturale e umanissima inclinazione a commuoversi in pubblico. Al direttore del Corriere di Bologna Enrico Franco ha detto l’anno
scorso che soltanto gli stupidi non cambiano idea. E sarebbe una filosofia di vita (Merola è laureato in Filosofia) certo apprezzabile, se da un sindaco i cittadini che lo votano non pretendessero soprattutto certezze. Quelle si possono trovare nel suo curriculum: pubblico, perché a differenza della sua avversaria il sindaco uscente ha aderito alla campagna di trasparenza Saichivoti di Riparte il futuro. C’è scritto pure che ha tre procedimenti in corso per vicende amministrative ma senza condanne penali. Una invece gliel’ha affibbiata la Corte dei conti, in primo grado, per l’assunzione del capo di gabinetto senza laurea. E chi l’ha denunciato? Ma Lucia Borgonzoni, ovvio... Non da sola: insieme a Federica Salsi. Ricordate? È la consigliera comunale espulsa dal M5S quattro anni fa dopo una comparsata a Ballarò e la famosa scomunica di Beppe Grillo: «La tivù è il vostro punto G...».
Le idee Il sindaco uscente si difende sui riposizionamenti: solo gli stupidi non cambiano idea