A noi l’Unione piace (ma non così tanto) Anche perché Bruxelles ci ha lasciati da soli
Non siamo tra i primi, noi italiani, nella classifica dei delusi che emerge dallo studio del Pew Research Center, «Euroscetticismo oltre la Brexit», condotto interpellando i cittadini di 10 Paesi dell’Unione. Questa è già una notizia, comunque, se pensiamo al sentimento collettivo che conosciamo bene: la voglia instancabile di essere scontenti di tutto. Occupiamo un inaspettato terzo posto, con un 58% di favorevoli al mostro bruxellese che nella narrazione corrente è diventato il colpevole di tutti i mali e l’implacabile aguzzino che ci ordina terribili sacrifici. Forse ci rendiamo conto, in fondo, che senza quei sacrifici saremmo stati travolti. Ma se andiamo a vedere meglio ci accorgiamo che i sì a Bruxelles sono scesi in meno di dieci anni di ben venti punti. Il consenso diminuisce, anche se molto meno che in Francia, dove solo 38 cittadini su cento non esprimono oggi il loro malessere. Il bicchiere è mezzo pieno, almeno apparentemente.
I numeri dello studio del Pew Research Center indicano però che la stanchezza esiste e attraversa tutti gli schieramenti politici. Solo una quota abbastanza bassa di elettori di Forza Italia, Partito democratico e Movimento Cinque Stelle (rispettivamente 24, 23, e 22%) ritiene auspicabile un maggiore trasferimento di poteri alla Ue, cioè quello che negli anni gloriosi si chiamava la «cessione di sovranità». Si potrebbe dire in primo luogo che è finita l’epoca dell’europeismo di bandiera, magari declamatorio, che dominava la cultura cattolica e progressista. Nello stesso tempo è evidente — guardando al 51 per cento di «grillini» che invoca un passo indietro nel centralismo bruxellese in favore degli Stati nazionali — che l’antipolitica e l’euroscetticismo si alimentano a vicenda, anche in un Paese moderno come il nostro. La grande contraddizione, poi, è che avremmo tutti voluto uno sforzo comune più efficace per affrontare l’emergenza emigrazione: ci siamo accorti invece che ci hanno lasciati da soli e invochiamo la solidarietà. Ma ci sono stati molti altri momenti in cui l’unione ha fatto la forza. Non dobbiamo dimenticarlo. Speriamo che abbia ragione Federica Mogherini quando dice che l’Europa «ha problemi di nervi, non di salute».
@Paolo_Lepri