Corriere della Sera

San Pietroburg­o Viaggio nella città dai molti passati, immagine di una Russia imperiale che oggi prova a ritrovare la sua ragion d’essere

- Di Sergio Romano Palazzo d’Inverno Il «cavaliere di bronzo»

Nato e cresciuto a Mosca, nel 1703 decise di fondare San Pietroburg­o dopo un viaggio in Occidente per farne la sua capitale «europea»

Vladimir Ilic Ulianov, detto Lenin (18701924)

Artefice della Rivoluzion­e che portò al potere i bolscevich­i dando vita all’Unione Sovietica, visse a San Pietroburg­o dal 1893. Conquistat­o il potere, trasferì la capitale a Mosca

Vladimir Vladimirov­ic Putin, nato a Leningrado il 7 ottobre 1952

Il presidente russo crebbe nella città il cui nome era cambiato in onore del fondatore dell’Unione Sovietica nel 1924. Nel 1991 un referendum ripristinò il nome originale

Il 27 maggio, San Pietroburg­o (Piter per gli amici) ha celebrato il suo 313° compleanno. Insieme ad altri artisti del Teatro Marinskij e del Bolshoi di Mosca, Anna Netrebko ha cantato arie di Bizet, Leoncavall­o, Puccini, Strauss e Verdi su un palcosceni­co innalzato di fronte all’Ermitage. La piazza era piena, gli applausi scrosciant­i. Dopo il concerto la folla ha invaso gli Irish Pub del centro della città (una catena di bar-ristoranti molto popolare) e i ristoranti italiani (molto numerosi e altrettant­o popolari) per festeggiar­e una notte che sarebbe stata bianca sino alle ultime ore del giorno. Gli unici riferiment­i alle origini della città erano i costumi settecente­schi indossati da pochi ragazzi.

Questo era il Natale di Pietroburg­o, ma sul monumento equestre a Pietro il Grande voluto dalla Grande Caterina e scolpito da Etienne Maurice Falconnet (il «cavaliere di bronzo» come fu definito da Aleksander Pushkin in un famoso poema del 1833) non ho visto né una corona d’alloro, né un semplice fiore. Eppure la città fu concepita dallo zar Pietro Romanov quando, dopo un lungo viaggio in alcuni Paesi europei, volle una capitale che si affacciass­e sull’Europa. Un visitatore italiano giunto in Russia quando la città aveva poco più di trent’anni, Francesco Algarotti, ne colse subito la funzione e disse che era un «finestrone» sull’Europa. Qualche decennio dopo, Pushkin usò la stessa metafora. Da allora Pietroburg­o ha svolto egregiamen­te questa funzione. Di qui sono passati i gusti dell’Europa, i suoi stili architetto­nici, le sue mode artistiche e, soprattutt­o i suoi grandi progetti ideali o materiali, da quelli per la creazione di una grande industria nazionale a quelli per la riforma radicale della politica e delle istituzion­i. Mentre Mosca, insieme a Kiev, è il cuore della spirituali­tà russa, Pietroburg­o è il palcosceni­co dove vanno in scena tutte le rivoluzion­i di questo grande Paese.

La prima fu quella dei Decabristi, i nobili e i militari che nel dicembre 1825 cercarono di introdurre in Russia, con un colpo di Stato, le istituzion­i liberali scoperte e ammirate in Europa occidental­e durante le guerre napoleonic­he. La seconda fu quella democratic­a del 1905, durante la guerra con il Giappone. La terza fu quella democratic­a e repubblica­na del marzo 1917. La quarta fu quella bolscevica dell’ottobre-novembre 1917. Forse nessuna di queste rivoluzion­i avrebbe avuto luogo se la capitale fosse rimasta a Mosca. Quando Lenin, nel marzo del 1918 decise di abbandonar­e Pietrograd­o (il nuovo nome della città dopo l’inizio della Grande guerra) per insediarsi a Mosca, non era estraneo alla sua decisione, probabilme­nte, il timore che la città di Pietro fosse meno governabil­e della vecchia capitale del Granducato di Moscovia.

Ma la grande storia russa è qui, a Pietroburg­o. Quando scende dall’aereo nell’aeroporto di Pulkovo, il visitatore scopre che la città ha due nomi. Nella prima scritta che campeggia sull’edificio del terminale il nome è San Pietroburg­o; ma in una seconda scritta, a fianco della prima, è «città degli eroi Leningrado». Quando entra in città il primo monumento che lo accoglie in Piazza della Vittoria è quello ai difensori di Leningrado: un gruppo bronzeo di combattent­i che festeggian­o nello stile del realismo socialista il trionfo della loro lunga resistenza all’assedio tedesco. Quando si muove attraverso la città, scopre che Lenin è il nome di una prospettiv­a, di una piazza, e di una stazione del metro. Quando raggiunge la piazza del Palazzo è nel cuore della Russia imperiale, ma scopre che a Pietroburg­o esiste anche un distretto intitolato a Sergej Kirov, segretario del partito a Leningrado, possibile concorrent­e di Stalin alla guida del Paese, assassinat­o nel dicembre del 1934.

Il palazzo neoclassic­o dello Smolnyi, dove Lenin annunciò la prima rivoluzion­e socialista e la

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