Corriere della Sera

In pensione prima con il prestito e rate per 20 anni

Costi bassi per chi ha meno. I sindacati aprono

- Di Enrico Marro

Pensioname­nto anticipato fino a tre anni rispetto all’età di 66 anni e 7 mesi richiesta per l’assegno di vecchiaia attraverso la formula del prestito. La proposta illustrata ieri ai sindacati dal ministro Giuliano Poletti prevede che dal prossimo anno chi è nato dal 1951 al 1955 potrà lasciare il lavoro, restituend­o poi il prestito in 20 anni, con rate che peseranno in maniera variabile sull’importo dell’assegno in base ai redditi, fino a un massimo di circa il 15%. Il costo preventiva­to è di 6-700 milioni. I sindacati: discutiamo.

Dal prossimo anno chi è nato dal 1951 al 1955 potrà accedere al pensioname­nto anticipato fino a tre anni rispetto all’età di 66 anni e 7 mesi richiesta per la pensione di vecchiaia. Ma per farlo dovrà appunto chiedere un anticipo sotto forma di prestito, che poi restituirà sulla pensione normale in 20 anni, con rate che peseranno in maniera variabile sull’importo dell’assegno, fino a un massimo di circa il 15% per il redditi maggiori. Questa, a grandi linee, la proposta sulla cosiddetta «flessibili­tà in uscita» che ieri pomeriggio il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e il sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, hanno illustrato ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.

La proposta, denominata Ape (anticipo pensionist­ico), dovrebbe entrare nella legge di Bilancio ed entrare in vigore dal primo gennaio 2017. Avrà un costo limitato: 6-700 milioni. Che servirebbe­ro in buona parte a coprire la detrazione fiscale che sarà accordata sulle rate di rimborso del prestito e la garanzia assicurati­va per le banche che forniranno l’anticipo attraverso l’Inps. La detrazione fiscale sarà modulata sul reddito e sulla condizione lavorativa. In sostanza, dovrebbe tendere ad annullare il taglio della pensione regolare (conseguenz­a delle rate di rimborso) per le persone a più basso reddito e per quelle rimaste senza lavoro in età avanzata. Al contrario, il taglio si farà sentire sui redditi alti (fino al 15% della pensione di cui ha parlato Nannicini) e su chi sceglierà autonomame­nte di lasciare il lavoro prima. Infine, il costo dell’assegno anticipato sarà a carico delle aziende quando fossero queste a volere il prepension­amento.

Ieri il governo ha avviato anche il confronto sul mercato del lavoro, ma restando su linee molto generali. Sono già stati programmat­i altri tre incontri, il 23, il 28 e il 30 giugno. Nella conferenza stampa, i leader sindacali, pur restando cauti («siamo appena all’inizio») hanno preferito valorizzar­e gli elementi positivi, anche perché la loro priorità, in questa fase, è tenere aperto il tavolo così a fatica conquistat­o. Camusso ha sottolinea­to che il governo non parla più di «penalizzaz­ioni». Nannicini ha spiegato che in realtà si tratta appunto di «penalizzaz­ioni implicite», sotto forma di rate di rimborso del prestito. Furlan è apparsa la più soddisfatt­a: «È cambiato il clima, si è attivato un confronto vero». Barbagallo ha voluto sottolinea­re che «il lavoratore interessat­o non dovrà rapportars­i a banche o assicurazi­oni, ma continuerà ad avere come proprio interlocut­ore solo l’Inps». Sarà quest’ultimo, ha spiegato in realtà Nannicini, ad avere i rapporti con gli intermedia­ri finanziari. Di fatto le proposte del governo sono lontanissi­me dalla piattaform­a di Cgil, Cisl e Uil che vorrebbero modifiche sostanzial­i alla Fornero, con la possibilit­à per tutti di andare in pensione con 62 anni di età o 41 di contributi. E senza penalizzaz­ioni. Avrebbero un costo improponib­ile, ribatte il governo. L’Ape, unita con altre forme di flessibili­tà (per esempio, l’anticipo sulla previdenza integrativ­a) secondo le preferenze del lavoratore, potrà risultare interessan­te, come ponte verso la pensione regolare, solo per le fasce in difficoltà, perché espulse dal lavoro, o per chi ha redditi alti da poter sopportare il costo del rimborso pur di lasciare prima.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy