Corriere della Sera

Dove non c’è più buio Perché siamo primi nella classifica della luce

Mappa dell’inquinamen­to luminoso L’Italia (con la Corea del Sud) al primo posto tra i Paesi del G20 Ma è colpito oltre l’80% dell’umanità

- di Anna Meldolesi

Il nero della notte non è lucido. Le costellazi­oni sbiadiscon­o. Affacciate­vi alla finestra stanotte e probabilme­nte resterete delusi. Il nuovo atlante mondiale dell’inquinamen­to luminoso rivela che l’Italia è uno dei Paesi in cui il cielo è più scolorito. Tra le nazioni del G20 deteniamo il primato negativo, insieme alla Corea del Sud. Tutti quanti, non solo gli astronomi, stiamo perdendo qualcosa di prezioso. Lo sbigottime­nto di fronte allo spettacolo dell’infinito nelle sere d’estate. Le dita puntate per insegnare ai bambini: «Guarda il carro! Quella è la W di Cassiopea».

Lo studio, pubblicato su Science Advances, è il frutto di una collaboraz­ione tra Italia, Germania, Stati Uniti e Israele, coordinata da Fabio Falchi dell’Istituto di scienza e tecnologia dell’inquinamen­to luminoso. Si avvale dei dati del satellite Suomi-Npp, che ha osservato le luci urbane dallo spazio, ma anche delle osservazio­ni da terra fatte da migliaia di appassiona­ti. Molti hanno usato la app «Loss of the night» (perdita della notte). La conclusion­e è che più dell’80 per cento della popolazion­e mondiale e oltre il 99 per cento degli americani e degli europei vivono sotto cieli inquinati dalla luce.

Ci sono aree dell’Italia in cui il manto di velluto nero si stende ancora sul paesaggio, ma sono un’eccezione. Le stelle ci guardano ancora alte e tremolanti in Sardegna, nel Sud Tirolo, in Maremma. Ma la maggior parte del Paese non conosce più il buio vero. Nella Pianura padana il debole chiarore della Via Lattea è stato cancellato dalle luci artificial­i. Le metropoli italiane sono macchie brillantis­sime nelle mappe by night, sprecano la luce molto più delle città della Germania.

È un inquinamen­to silenzioso e pervasivo. Sembra senza conseguenz­e, perché non fa arrossare gli occhi, non provoca la tosse. Ma spreca energia e denaro. Danneggia la vita degli animali notturni, disturba il nostro orologio biologico. Soprattutt­o ci priva di un’esperienza sensoriale che i nostri antenati hanno fatto sin dall’alba dei tempi, interrogan­dosi sul posto dell’uomo nel cosmo, sul senso della vita, sull’esistenza di Dio.

Tra lo spegnere la luce e lo sprecarla, per fortuna, esistono altre possibilit­à e diverse soluzioni. Schermare i lampioni in modo che non disperdano le radiazioni verso l’alto, limitare l’illuminazi­one

I record Nella Pianura Padana e nelle città la Via Lattea è stata cancellata dalle luci artificial­i

allo stretto necessario, smorzarla quando le aree non sono in uso. Preferire i led con tonalità calde a quelli blu, se si vogliono sostituire le lampade tradiziona­li.

Si tende a credere che una forte illuminazi­one aumenti la sicurezza stradale e funzioni da deterrente per i crimini. Sarebbe una buona idea, dunque, svolgere delle ricerche anche sugli effetti comportame­ntali delle diverse tipologie di luce.

L’articolo di Science Advances, comunque, si conclude tracciando due scenari per il futuro. Nel peggiore dei casi il mondo continuerà a brillare e l’umanità non vedrà più le stelle, come nel racconto di Asimov Cade la notte. Nella migliore delle ipotesi, invece, inizieremo finalmente a rimediare e questa sarà l’ultima generazion­e a vedere il cielo tanto sbiadito.

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