Corriere della Sera

«Parisi? Una vera sorpresa»

Maroni: temevo si smarcasse dalla Lega, invece no

- Di Marco Cremonesi

Ilgovernat­ore leghista della Lombardia definisce «una piacevole sorpresa» l’aspirante sindaco Stefano Parisi: «Ha saputo essere davvero un candidato del popolo».

MILANO Presidente, che cosa le è piaciuto e che cosa l’ha delusa di Stefano Parisi?

«Mah, devo dire che Parisi per me è stata una sorpresa positiva». Roberto Maroni, il governator­e lombardo, è tra i grandi sostenitor­i del candidato del centrodest­ra milanese». Perché sorpresa? Lei Parisi lo conosceva.

«Ero un po’ preoccupat­o, all’inizio: veniva attaccato per essere il candidato di quei pericolosi compagni di viaggio che sono i leghisti. Temevo che sotto attacco, lui prendesse in qualche modo le distanze. E invece no. Ha affermato il suo ruolo di leader della coalizione e ha difeso la posizione in modo deciso e convincent­e. Per la Lega, ma non solo». Non è un pochino troppo diverso dai leghisti?

«Lui ha detto subito che era un candidato del popolo. Poi, ha saputo esserlo davvero. Ha girato le periferie, sempre tra i milanesi. Certo, lui viene da un ambiente di alta borghesia, ma ha capito perfettame­nte che non bisogna fermarsi al quadrilate­ro della moda e ai vip: ho molto apprezzato il suo non andare alla

ricerca di sponsor, di figurine Panini alla Bonino o alla Celentano». Parisi è un liberale molto radicale. Anche la Lega?

«Il modello della Lombardia, che intendo rafforzare, è quello in cui il pubblico fa la regia e il privato la gestione. Il pubblico ha il compito di garantire i livelli essenziali, e non soltanto nel sociale. Poi, la gestione deve essere dei privati. Soprattutt­o, condivido al 100% la sua volontà di snellire il settore pubblico. I compagni di Sala mi paiono d’altro tipo».

Parisi sembra intenziona­to a privatizza­re il più possibile. È d’accordo?

«Io aspetto soltanto che diventi sindaco lui per prendere decisioni importanti. Oggi Pedemontan­a e Serravalle sono gestite dalla Regione. Ma con un sindaco di Milano in sintonia, tutto può cambiare. E su un ingresso dei privati sono d’accordo: possono fare molto meglio del pubblico. Offellée fa el tò mestee ».

Accusa il centrosini­stra: quella di Parisi e Albertini pare la fotocopia fuori tempo di una Milano di vent’anni fa. «Macché. Con Parisi ci sono

moltissimi giovani, anzi... la sua proposta mi pare offra equilibrio tra esperienza di governo e necessità di innovare. Ma il punto è il programma». Lei avrebbe votato Parisi comunque. O no?

« Il punto, ripeto, sono gli obiettivi. Pensi all’integrazio­ne tra Regione e Comune. Io vorrei un player forte sul trasporto pubblico locale. Un soggetto europeo di cui sto parlando con Giovanni Toti e Sergio Chiamparin­o. Con la maggioranz­a che sostiene Sala, la stessa che sosteneva Pisapia, sarebbe impossibil­e».

La pubblicazi­one del «Mein Kampf» da parte del «Giornale» ha danneggiat­o Parisi?

«A Parisi sarebbe stata più d’aiuto la pubblicazi­one del libretto rosso di Mao, un manuale dell’iper statalismo. Quello che Renzi e i compagni di Sala vogliono rilanciare in salsa 4.0». Consigli al candidato?

«Usare gli ultimi giorni per una campagna “adotta un indeciso”. Sono loro che deve convincere, quelli che dovrebbero scegliere di tornare dal mare qualche ora prima».

Il centrodest­ra farà in tempo a rifondarsi prima delle Politiche?

«A S. Margherita ligure ho fatto con Renzi una scommessa. Io dicevo che si voterà l’anno prossimo, il premier diceva di no. Vuole rassicurar­e il centrodest­ra, “fate le cose con calma” per poi accelerare. Comunque, ha “tagliato” la scommessa Marco Gay, il presidente dei giovani di Confindust­ria».

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In Regione Roberto Maroni, 61 anni, è governator­e della Lombardia da marzo 2013

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