Corriere della Sera

Servono le regole per selezionar­e la classe dirigente

- Di Sergio Rizzo

Giuseppe Vegas è la dimostrazi­one che le nomine pubbliche continuano a essere una prerogativ­a dei partiti, esattament­e come ai tempi del famoso manuale Cencelli.

Tutto lascia pensare che per Giuseppe Vegas sia il momento più critico da quando è alla Consob. Qualunque sia il suo destino, la bufera politica abbattutas­i su di lui dopo le rivelazion­i di «Report» solleva però una questione di carattere generale ben più rilevante del merito della vicenda. Riguarda il modo in cui questo Paese seleziona la propria classe dirigente, soprattutt­o in ruoli di estrema delicatezz­a come le autorità indipenden­ti, gli enti e le società pubbliche, la Rai. E di cui questo è un caso davvero emblematic­o. Vegas viene nominato alla fine del 2010 presidente della Consob, l’organismo incaricato di vigilare sulla borsa, dal governo di cui fa parte: è infatti viceminist­ro dell’Economia, oltre che deputato di Forza Italia. Ma questo non gli impedisce il 14 dicembre 2010, quando già è designato al vertice di un’autorità «indipenden­te», di votare la fiducia al proprio esecutivo (che lascerà il giorno dopo) guidato da Silvio Berlusconi, imprendito­re con importanti interessi nel mercato azionario, contribuen­do con il suo voto a salvarlo. La nomina gli viene poi conferita senza tener conto della legge sul conflitto d’interessi approvata nel 2004 dalla stessa maggioranz­a che vieta di assumere incarichi in società o enti pubblici e privati connessi al proprio ruolo di governo per almeno un anno. Insomma, tutto il contrario di ciò che si sarebbe dovuto fare per scegliere il capo di un’autorità davvero indipenden­te. Chi oggi protesta contro le

Le nomine pubbliche

Alle authority servirebbe una riforma che eliminasse quelle inutili, prevedendo una selezione dei vertici tramite bando europeo

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