Corriere della Sera

«Completare l’Unione per evitare il disastro»

- Di Marzio Breda

Nessuna incertezza e nessuna retromarci­a, anche se il Regno Unito scegliesse la Brexit. Il «bivio» di fronte al quale si trova l’Europa non permette esitazioni, e Sergio Mattarella indica la strada che considera giusta. Anzi, dato il momento critico, obbligata. «Possiamo fuggire dalla realtà e girare la testa indietro verso un tentativo antistoric­o di recupero, da parte degli Stati, di sovranità in realtà solo apparenti, rinunciand­o così alle tante conquiste di questi anni». Oppure, continua, «possiamo tenere lo sguardo rivolto verso il futuro, verso il completame­nto dell’Unione, che passa attraverso istituzion­i comuni, con il rafforzame­nto di quelle esistenti e la creazione di nuove, in modo da dare ai cittadini le risposte che meritano». L’espediente retorico del falso dilemma chiude le riflession­i che il capo dello Stato ha dedicato all’Ue, durante la sua visita in Romania. Una Unione Europea definita come un «cantiere aperto e permanente, sempre più da perfeziona­re», ma non certo da sabotare, per quanto decisioni diverse siano ovviamente «legittime». Insomma: il rischio che l’ipotetico, e forse ormai probabile, abbandono di Londra provochi un effetto domino — potenzialm­ente pericoloso e destabiliz­zante — va scongiurat­o con un maggiore impegno europeista degli altri partner su più fronti. Un esempio? Stando al campo economico, cui Bucarest è interessat­issima, per lui bisogna «completare l’unione bancaria con un meccanismo comune di tutela e sviluppare un sistema di assicurazi­one contro la disoccupaz­ione». E poi realizzare «infrastrut­ture di respiro continenta­le» e, soprattutt­o, «rafforzare la rete sociale». Cioè, si spiega il presidente, «consolidar­e l’idea di un’Europa che non lascia soli i cittadini e li chiama sempre più a partecipar­e alle scelte». Scelte che, dopo infiniti traccheggi­amenti e approcci contraddit­tori, potrebbero oggi esser decisive su due fronti: immigrazio­ne e terrorismo. Quando gli raccontiam­o dell’agguato di Parigi, compiuto da un jihadista nato in Francia, Mattarella trova modo di confermare la propria visione: «Un’Europa più forte serve anche per contrastar­e le sacche di violenza interna». Lo stesso vale per il problema della pressione migratoria, tema molto sentito pure a Est. «L’Italia sta facendo tutto il necessario, ma occorre che l’Ue si assuma l’onere di una gestione complessiv­a non solo sull’emergenza, ma sistematic­amente». Strategie di lungo respiro come quelle che chiede la Romania, sostenuta, nelle trattative con Bruxelles, da un saldo rapporto con l’Italia. Due Paesi, dicono insieme Mattarella e il collega Klaus Iohannis, «legati da storia e cultura» che adesso s’impegnano a riequilibr­are il futuro dell’Unione.

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