«Completare l’Unione per evitare il disastro»
Nessuna incertezza e nessuna retromarcia, anche se il Regno Unito scegliesse la Brexit. Il «bivio» di fronte al quale si trova l’Europa non permette esitazioni, e Sergio Mattarella indica la strada che considera giusta. Anzi, dato il momento critico, obbligata. «Possiamo fuggire dalla realtà e girare la testa indietro verso un tentativo antistorico di recupero, da parte degli Stati, di sovranità in realtà solo apparenti, rinunciando così alle tante conquiste di questi anni». Oppure, continua, «possiamo tenere lo sguardo rivolto verso il futuro, verso il completamento dell’Unione, che passa attraverso istituzioni comuni, con il rafforzamento di quelle esistenti e la creazione di nuove, in modo da dare ai cittadini le risposte che meritano». L’espediente retorico del falso dilemma chiude le riflessioni che il capo dello Stato ha dedicato all’Ue, durante la sua visita in Romania. Una Unione Europea definita come un «cantiere aperto e permanente, sempre più da perfezionare», ma non certo da sabotare, per quanto decisioni diverse siano ovviamente «legittime». Insomma: il rischio che l’ipotetico, e forse ormai probabile, abbandono di Londra provochi un effetto domino — potenzialmente pericoloso e destabilizzante — va scongiurato con un maggiore impegno europeista degli altri partner su più fronti. Un esempio? Stando al campo economico, cui Bucarest è interessatissima, per lui bisogna «completare l’unione bancaria con un meccanismo comune di tutela e sviluppare un sistema di assicurazione contro la disoccupazione». E poi realizzare «infrastrutture di respiro continentale» e, soprattutto, «rafforzare la rete sociale». Cioè, si spiega il presidente, «consolidare l’idea di un’Europa che non lascia soli i cittadini e li chiama sempre più a partecipare alle scelte». Scelte che, dopo infiniti traccheggiamenti e approcci contraddittori, potrebbero oggi esser decisive su due fronti: immigrazione e terrorismo. Quando gli raccontiamo dell’agguato di Parigi, compiuto da un jihadista nato in Francia, Mattarella trova modo di confermare la propria visione: «Un’Europa più forte serve anche per contrastare le sacche di violenza interna». Lo stesso vale per il problema della pressione migratoria, tema molto sentito pure a Est. «L’Italia sta facendo tutto il necessario, ma occorre che l’Ue si assuma l’onere di una gestione complessiva non solo sull’emergenza, ma sistematicamente». Strategie di lungo respiro come quelle che chiede la Romania, sostenuta, nelle trattative con Bruxelles, da un saldo rapporto con l’Italia. Due Paesi, dicono insieme Mattarella e il collega Klaus Iohannis, «legati da storia e cultura» che adesso s’impegnano a riequilibrare il futuro dell’Unione.