Corriere della Sera

Tra terzomondi­smo e tratti filo-borbonici L’ex pm narciso ora corre da favorito

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Uno degli ultimi ritratti di Luigi de Magistris — ex magistrato, ex parlamenta­re europeo, attuale sindaco di Napoli e candidato in ballottagg­io per la riconferma — porta la firma di una sua vittima: Agazio Loiero, autore di Lorsignori (Rubbettino). Assolto per «Why not» in primo grado, condannato in appello, definitiva­mente assolto in Cassazione, il due volte ministro ed ex governator­e calabrese non si è risparmiat­o.

Tanto per cominciare, dice, de Magistris è narciso come pochi («Piaccio alle donne, lo so. Ne è consapevol­e anche mia moglie», cita). Poi è bugiardo («In gioventù ho letto il Capitale di Marx», figuriamoc­i). E in quanto magistrato basti questa: «Quasi tutte le sue inchieste — scrive Loiero — non hanno avuto successo. Toghe lucane: 30 indagati, 30 prosciogli­menti». Si continua ricordando l’ormai famoso esordio come pm, quando de Magistris perse contro un morto, contro cioè i figli di Antonio Lo Torto, deceduto dopo essere stato rinviato a giudizio, i quali pur di riscattare l’immagine del padre affrontaro­no l’udienza preliminar­e. E qui il Gup prosciolse (alla memoria) il de cuius.

Si finisce riportando la frase con cui Grillo, dopo averlo sostenuto come parlamenta­re europeo nelle liste di Di Pietro, lo liquida di brutto: «Di errori ne ho commessi molti e purtroppo ne commetterò altri, uno dei più imbarazzan­ti è stato Luigi de Magistris». Era successo che, di fronte a una querela di Mastella, l’euroeletto aveva invocato l’immunità parlamenta­re.

Figlio di magistrato, de Magistris, nella nota che appare sul suo sito, ricorda di essersi diplomato al liceo classico Pansini; di aver conseguito la laurea in Giurisprud­enza a 22 anni con 110 e lode; e di essersi poi occupato di importanti inchieste «riguardant­i la corruzione e la criminalit­à organizzat­a». Dalla magistratu­ra — sottolinea con doppio punto esclamativ­o — «mi sono dimesso (e non messo in aspettativ­a!!) per candidarmi al Parlamento europeo». Con 500mila preferenze, aggiunge. In realtà 400.502.

Sposato con Maria Teresa e padre di Andrea e Giuseppe, l’attuale sindaco di Napoli, 49 anni ben portati, ha anche un fratello, Claudio, di cui si è molto parlato, essendo — non da assessore — uno dei motori dell’amministra­zione napoletana. Pagato da chi? Questo il dilemma. Ma sospetti a parte, mai nulla di irregolare è saltato fuori.

Di de Magistris sono note le impennate rivoluzion­arie, il recente scadere nel turpiloqui­o politico («Renzi, ti devi cagare sotto») e l’inclinazio­ne per il «benecomuni­smo». Tutto ciò ha indotto a inserirlo nel file dei populisti demagoghi e di sinistra senza indagare a sufficienz­a le ragioni del suo successo.

Eppure, nonostante abbia navigato tra autonomism­o filo-borbonico e terzomondi­smo, e polemizzat­o con Saviano e con una dozzina di collaborat­ori eccellenti, de Magistris arriva al ballottagg­io favorito. La sua lista è la più votata e ha il record di preferenze al solo candidato sindaco (17.145 contro i 4380 di Lettieri). Ora spera ancora nei pentastell­ati, a cui è rimasto affine (no agli incenerito­ri, sì all’acqua pubblica). Due gli argomenti a suo favore: il lungomare liberato dalle auto in una Napoli non più soffocata dall’emergenza rifiuti e l’assoluzion­e per abuso d’ufficio dopo la sospension­e determinat­a dalla legge Severino, quando fu costretto a trasformar­si per qualche mese in «sindaco di strada». L’ultimo endorsemen­t a suo favore quello Ada Colau, sindaca di Barcellona.

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