I calendari integrati di Milano e Firenze Così la moda cambia
L’annuncio del ministro Calenda: svolta nel 2017
Firenze è l’unica città promossa dagli stranieri tra Londra, Parigi e Milano, per la capacità di affrontare i cambiamenti e contrastare i venti che agitano il sistema moda. Ma Carlo Calenda non ci sta a creare divisioni: «Firenze contro Milano? No, è l’Italia contro il mondo, e se la vediamo in questo modo non ce n’è per nessuno. Il prossimo anno il calendario sarà totalmente integrato, perché non possiamo far venire i buyer in Italia tante volte». Il ministro per lo sviluppo economico lo scandisce nello spettacolare Salone dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio, durante la cerimonia d’apertura del Pitti, edizione numero 90. Da settembre, dunque, la kermesse milanese raggrupperà tutte le fiere di prodotto, incluse Micam e Mipel, «un risultato ottenuto dopo aver fatto sedere allo stesso tavolo i professionisti del fashion, impresa che sembrava impossibile». Claudio Marenzi, presidente di Sistema moda Italia, fa presente che, come il 2015, anche il 2016 prevede un appiattimento della crescita nelle esportazioni. E chiede l’approvazione del trattato transatlantico per abolire i dazi tra Europa e Usa, «questi ultimi rappresentano il primo mercato per il Made In: più 17 per cento».
Fuori la mattinata calda è interrotta da un acquazzone e anche Firenze si blocca. Tutti inzuppati, tranne Marenzi che, in quanto presidente di Herno, toglie dalla 24 ore la giacca Laminar e la infila. Si passano i tornelli e ci si accorge che la moda uomo dell’estate 2017 presentata da 1222 espositori — alla prima edizione, nel 1972, erano 43, come ha ricordato il presidente di Pitti Immagine Gaetano Marzotto — tutto ruota attorno al maltempo. «Herno cresce del 15% da 10 anni, ma i nuovi capi trans-stagionali, impermeabili e traspiranti, fanno il più 50%», spiega Marenzi. Mostra il giubbino imbottito nei punti strategici internamente, il blazer e la cappa, tutti beige con interno argento (ripiegabili).
Nel cortile del Pitti gli uomini pavone stanno appollaiati sul muretto con le loro giacche troppo estrose, i pantaloni troppo corti, ma tra i padiglioni il nuovo sport chic punta su pochi capi raffinati, pensati per fronteggiare un temporale e far sentire l’uomo a posto anche all’arrivo in ufficio.
Sono improntati alla performance antipioggia e antivento i capispalla di Woolrich, dal parka in Gorotex due strati e mezzo (nero) a quello in cotone laminato traspirante (blu), fino alle giacche in mix di cotone e nylon. Si chiama Rayny e si fa in tre (contro freddo, vento o pioggia) la giacca in trilaminato di Save the Duck brand ecosostenibile di Nicolas Bargi: il piumino superleggero è contenuto in un guscio tecnico. Wind braker e water repellent sono le parole che ricorrono da Add: il giubbino antivento cangiante si abbina all’imbottito e cambia colore. Sono termosaldati gli spolverini argentati in tessuto spalmato di Lab Pal Zileri. Da RVR Lardini anche l’impermeabile sta in una bustina, leggerissimo, reversibile, in grisaglia e nylon. E Roy Roger’s lancia la borsa galleggiante. La usavano i marines per proteggere le armi durante gli sbarchi.