Alleanza con la Germania per la fabbrica 4.0
Il Forum italo-tedesco: «Condizioni ideali per investire». I casi Basf e Bosch
Mostrando come funziona e che cosa c’è dentro la «macchina utensile 4.0», Robert Henkel, manager di Schaeffler Technologies, 13,2 miliardi di fatturato nel 2015 e uno dei gruppi tedeschi più innovativi, ieri al Forum italo-tedesco a Milano ha offerto un assaggio di come sarà l’industria 4.0. La macchina è equipaggiata con oltre 60 sensori che portano i dati dal mondo reale al quello digitale, dove possono essere visualizzati, analizzati e predire le sue condizioni. Un altro scorcio è arrivato da Rupert Höllbacher, senior vice president per la divisione manifatturiera di Bosch, che ha illustrato come opera lo stabilimento di Blaichach, nel Sud della Germania, una fabbrica 4.0. Integrazione sempre più stretta delle tecnologie digitali nei processi industriali, con Rfid e interconnessione, standardizzazione dei processi, analisi dei dati e approccio olistico: passa da qui la strada per la digitalizzazione della produzione, cioè l’industria che sta nascendo dalla quarta rivoluzione industriale.
È qui che si gioca la partita della crescita futura, perché l’industria 4.0 rappresenta un’importante opportunità per rilanciare il settore produttivo e manifatturiero. Ecco perché «una partnership per l’innovazione» tra Germania e Italia, i due maggiori Paesi manifatturieri in Europa, lanciata nel corso del Forum, è una sfida decisiva. «In Italia le condizioni per lo sviluppo economico stanno migliorando e la fiducia delle imprese tedesche nel nostro mercato cresce di conseguenza», ha affermato Erwin Rauhe, presidente della Camera italo-tedesca (Ahk) e Ceo di Basf Italia, spiegando che nell’ultimo World Business Outlook della Ahk più della metà delle imprese prevede una crescita del proprio business nei prossimi 12 mesi, e quasi un’azienda su due intende anche aumentare gli investimenti. Con qualche sorpresa: quando si tratta di fare investimenti per sviluppare l’industria 4.0, l’accesso al credito non è un problema, secondo uno studio della Camera di Commercio realizzato in collaborazione con Roland Berger. Anche se per le piccole e medie imprese (tra 5 e 50 milioni di fatturato) per essere sostenibili gli investimenti devono avere un ritorno entro 2-4 anni.
«Mai come oggi le condizioni sono favorevoli agli investimenti, grazie all’azione della Banca centrale europea», ha detto Gianni Franco Papa, vice direttore generale di Unicredit, che ha ospitato il Forum, ricordando gli investimenti di 1,2 miliardi della sua banca «per diventare una delle principali piattaforme digitali in Europa», e il ruolo dell’istituto come «operatore attivo di questa rivoluzione 4.0».
@16febbraio