Corriere della Sera

I dati Mediobanca: per le medie imprese ricavi anticrisi, + 35% in dieci anni

- Di Andrea Ducci

ROMA Crescono, competono e concorrono a redistribu­ire ricchezza nel Paese. La media impresa si candida nella veste di pilastro del tessuto economico italiano. Una lettura in filigrana del ruolo svolto dalle aziende che occupano da 50 a 500 dipendenti e registrano un giro d’affari compreso tra 16 e 355 milioni di euro viene fornita dall’indagine sulle medie imprese, elaborata da Mediobanca e Unioncamer­e. Lo studio, giunto alla quindicesi­ma edizione, indica che, nel decennio 2005-2014, le aziende di stazza media sono cresciute in termini di fatturato del 35%. Un tasso più che doppio rispetto al settore manifattur­iero, fermatosi a quota +14%. La spinta della media impresa ha tenuto pure nel periodo peggiore della crisi, quando nel 2009 il fatturato del comparto è, comunque, rimasto su valori superiori rispetto a quelli dei 5 anni precedenti. La chiave di volta risiede nella natura di multinazio­nali tascabili, capaci di segnare nell’arco del decennio, analizzato da Gabriele Barbaresco dell’area studi Mediobanca un balzo del 63% sui mercati esteri. Nello stesso periodo l’industria manifattur­iera, più vocata per struttura e modello organizzat­ivo all’export, è cresciuta del 44%. Un altro dato restituisc­e la misura del contributo allo sviluppo generato dalle medie imprese. Nei 10 anni presi in esame il numero degli addetti è cresciuto dell’11%, a fronte di un calo del 6,5% registrato nel manifattur­iero. A partire dal 2009 la crisi, oltre a innumerevo­li difficoltà, ha generato una dinamica virtuosa per cui le aziende più meritevoli ( investment grade) hanno ridotto il proprio indice di rischiosit­à del 20%. La struttura finanziari­a è oggi più solida e i debiti finanziari sono diminuiti, passando dal 93 al 69% dei mezzi propri (nel periodo 2009-2014). Infine, ancora due dati. La media impresa realizza il 43% delle vendite all’estero, però solo il 4% di tali vendite è prodotto direttamen­te oltre confine. Per contro la grande industria registra il 90% del giro d’affari all’estero, producendo fuori dall’Italia una fetta del 66%. Contesto che spinge il presidente di Unioncamer­e, Ivan Lo Bello, a rivendicar­e che «le medie imprese industrial­i dimostrano che l’Italia può continuare a essere una potenza industrial­e ed economica».

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