Politiche attive, Jobs act al palo La Cisl: le crisi non aspettano L’Anpal: sì a interventi mirati
«Non si può aspettare ancora. Questo pezzo di Jobs act ancora inattuato sulle politiche attive del lavoro è troppo importante. Così la riforma è monca». Ha parlato così a Milano, Gigi Petteni, segretario della Cisl a un incontro sull’attuazione del decreto 150 del Jobs act. Petteni ha anche una proposta concreta: «Partiamo subito almeno con sperimentazioni legate alle aree di crisi. I disoccupati non aspettano. Si tratta di utilizzare le sperimentazioni per delineare un modello nazionale».
Dal canto suo il presidente dell’Anpal, la nuova Agenzia nazionale per le politiche attive, raggiunto al telefono raccoglie la sfida: «Porte spalancate alle parti sociali dove c’è volontà di concorrere a un progetto di questo tipo – assicura Maurizio Del Conte –. L’importante è partire prima che arrivino le procedure di licenziamento cercando sbocchi per i futuri esuberi e promuovendo azioni per ridurre il gap formativo e delle competenze, mettendo in campo fondi europei e compensando la fine degli ammortizzatori».
Da dove partire? Nell’area di crisi di Piombino a settembre si esauriranno gli ammortizzatori sociali. Potrebbe essere un territorio dove sperimentare un’avanguardia delle politiche attive. Per l’assegno di ricollocazione su tutto il territorio nazionale – cuore della riforma delle politiche attive – bisognerà aspettare come minimo la fine dell’anno.
Petteni spezza una lancia a favore di Del Conte: «Non credo che la responsabilità del ritardo sia da attribuire al presidente della nuova agenzia. Il problema è che mancano passaggi attuativi indispensabili. Ci hanno trattato da sindacato anacronistico dicendo che non avevamo capito che le risorse vanno spostate dagli ammortizzatori alle politiche attive. Non solo non siamo anacronistici: ora pretendiamo che si faccia sul serio». Dal canto loro le regioni assistono con qualche timore alla rivoluzione in arrivo. «Non si buttino i buoni risultati di esperienze come la nostra», chiede l’assessore al Lavoro della Lombardia, Valentina Aprea.