Corriere della Sera

La nuova via della ricerca? Si chiama «open innovation»

La farmaceuti­ca Novartis fa scuola: 8,9 miliardi di investimen­to in sviluppo interno e selezione di startup

- Giulia Cimpanelli

Nel 2015 Novartis ha investito in Ricerca & Sviluppo 8,9 miliardi di dollari, quasi il 20% del fatturato globale. «Questa cifra — racconta Guido Guidi, che nella multinazio­nale è capo Pharma Europa — sostiene una struttura di ricerca di grandi dimensioni, che fa perno sulla rete mondiale dei Novartis Institutes for BioMedical Research, nei quali lavorano circa seimila ricercator­i». Insomma, l’azienda intende puntare sulla capacità di produrre innovazion­e con strutture proprie. Ciò si coniuga anche alla propension­e verso collaboraz­ioni e alleanze con il mondo della ricerca, nell’ottica dell’open innovation, che sempre più si sta diffondend­o nel setstudian­do tore. In Novartis tutto ciò si traduce anche in partnershi­p strategich­e. Nella storia della multinazio­nale spiccano esempi di accordi con Pmi innovative così come partnershi­p avviate con grandi realtà distanti dal mondo della salute: «Abbiamo siglato un accordo con Google con cui stiamo le cosiddette lenti a contatto smart per diabetici, in grado di monitorare costanteme­nte i livelli di glucosio nell’organismo».

I colossi farmaceuti­ci stanno diventando un’opportunit­à sempre più interessan­te anche per le università: «Il futuro della ricerca — prosegue il manager — risiede in una collaboraz­ione intensa tra mondo accademico e imprendito­riale, già in atto anche in Italia». Ma l’open innovation passa in primo luogo dal mondo delle startup. E la multinazio­nale ha lanciato con Fondazione Cariplo e Polihub BioUpper, una piattaform­a per il sostegno di aspiranti startup nelle scienze della vita. La prima edizione è partita a fine 2015 e lo scorso aprile, dopo un percorso di formazione per venti team e di accelerazi­one dedicato ai primi dieci, sono state premiate con un voucher da 50 mila euro le tre startup vincitrici. Il prossimo 21 giugno partirà la seconda edizione. «La ricerca scientific­a italiana — commenta il presidente per l’Italia, Georg Schroecken­fuchs — gode di un’ottima reputazion­e. È tuttavia un’eccellenza che fatica a tradursi in sbocchi imprendito­riali concreti. Non a caso il nostro impegno va in questa direzione». Una direzione condivisa con gli orientamen­ti in materia del governo, che ha annunciato di voler fare del nostro paese un hub del farmaceuti­co a livello internazio­nale.

Il futuro dell’innovazion­e che interessa a Novartis passa dai settori nei quali le esigenze dei pazienti non sono ancora soddisfatt­e e quelli in cui la ricerca appare in grado di raggiunger­e questo obiettivo: «Puntiamo ai game changer, farmaci con meccanismi d’azione in grado di fare la differenza per i pazienti» dice Guidi. «Siamo impegnati nell’area dello scompenso cardiaco, per la quale abbiamo introdotto sul mercato un farmaco innovativo. Esso è prodotto per tutto il mondo a Torre Annunziata. Per questo abbiamo previsto per lo stabilimen­to un piano di investimen­ti, circa 40 milioni di euro entro il 2017».

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Manager Guido Guidi (a sinistra) a capo di Novartis Europa e Georg Schroecken­fuchs, presidente della divisione italiana
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