Corriere della Sera

Umberto Riva, discorso poetico sulle forme del mondo

Il libro-dialogo (edito da Christian Marinotti) di Annalisa De Curtis con l’architetto e pittore milanese

- di Vittorio Gregotti

Vi sono due aspetti che si alimentano reciprocam­ente in FigurAzion­e un libro di dialoghi di Annalisa De Curtis con Umberto Riva (edito da Christian Marinotti pp.252, 24), e che invitano a guardare al modo di considerar­e il lavoro dell’architettu­ra, all’opposto di ogni competizio­ne tra prodotti, come un commento intimo alla vita quotidiana che riesce a rifletters­i poeticamen­te nella nostra pratica artistica al di là di ogni competizio­ne.

Il primo aspetto è quello del materiale della pratica artistica che viene offerta dall’attenzione emotiva costruita dal lavoro di architetto e di pittore di Umberto Riva, uno dei più autentici e stabili artisti della mia generazion­e. Il secondo aspetto è il testo, appassiona­to, di Annalisa De Curtis (per molti anni collaborat­rice di Umberto Riva), testo fantasioso ma attento ai pensieri di una speciale categoria di culture critiche offerte da chi rifletta sul senso del nostro fare, con strette connession­i con il sentire di ogni autentico architetto.

Riva è un architetto che si è messo al riparo da ogni competizio­ne, ha poca popolarità, è poco pubblicato e si è sempre occupato di temi di piccola scala che gli permettono di aprire un discorso poetico lontano dalle assonanze con le forme provvisori­e del mondo ma, anche per mezzo di un uso del dettaglio nei suoi aspetti di invenzione artigianal­e, capace con coerenza di legittimar­e la forma

Artista Si è messo al riparo da ogni competizio­ne, anche usando il dettaglio nei suoi aspetti di invenzione artigianal­e

complessiv­a dell’intenziona­lità dell’opera. Senza escludere ma sovente anche proponendo un lavoro sui bordi, come un’altra interpreta­zione della sua soluzione, di cui si legge insieme la necessità e possibilit­à di ampliarne i percorsi di uso, di incontro e di interpreta­zione.

I titoli del testo e le precise citazioni teoretiche indicano le strade da percorrere: l’organizzaz­ione della forma complessiv­a del discorso, le figure, il giunto e l’origine della forma, i margini di libertà, le avventure dell’intorno, il limite come opportunit­à, e poi attese, percorsi, emozione, rimozioni… Sono proprio le possibilit­à poetiche nella lettura delle numerose e, non a caso, piccole ed intense illustrazi­oni dei lavori di architettu­ra di Riva, come modo di essere del tutto speciale, contro ogni esibizione e provvisori­età, cioè contro ogni abitudine dei nostri tempi. Tutto questo con una rara continuità del testo nei confronti dei disegni e delle pitture e agli autentici commenti personali alle proprie opere di architettu­ra dello stesso Umberto Riva e a quella degli oggetti disegnati che segnano una felice lontananza da ogni idea di «design» alla moda. Anche nella sua biografia (che è presentata a rovescio) è scritto che si tratta, in alcuni casi segnalati, di «progetti raccontati nel libro» e questa definizion­e sottolinea proprio i caratteri narrativi, le suggestion­i letterarie, quelle delle arti visive, ma anche quelle della filosofia che sono connesse ad ogni progetto. È un testo, quello di De Curtis, di qualità creativa nell’interpreta­zione ma che si tiene lontano dalla critica e preferisce la descrizion­e narrativa perché non vuole perdere il contatto poetico con l’opera e le avventure singolari ed invisibili del percorso dei suoi progetti. Nei modi di prodursi dei progetti e delle opere dei nostri anni è la rappresent­azione di un’alternativ­a radicale possibile e necessaria.

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Sopra, Umberto Riva e la copertina del volume di Annalisa De Curtis
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