Corriere della Sera

IL RIFLESSO DELLA CAREZZA DI RONCALLI

- Di Marco Ventura

Si aprì l’11 ottobre 1962, terminò l’8 dicembre 1965. In quei 1.154 giorni il Concilio Vaticano II cambiò la storia dei cristiani: più di duemila vescovi, due pontefici, Giovanni XXIII e Paolo VI. Momenti incisi nella memoria di generazion­i, come il saluto di papa Roncalli la sera del primo giorno, con piazza San Pietro illuminata dalle fiaccole: «Si direbbe che persino la luna si è affrettata, stasera, a guardare lo spettacolo». Poi l’abbraccio alla società moderna, agli eretici e agli infedeli. La libertà religiosa, la Messa nelle lingue parlate dalla gente, la rinuncia ai privilegi della Chiesa. Una svolta straordina­ria, la cui ricezione ha diviso i cattolici.

Dell’aspra battaglia di pensiero e di potere sull’interpreta­zione del Concilio, gli uomini e le donne dell’Istituto per le scienze religiose di Bologna sono stati protagonis­ti fin da quel giorno dell’ottobre 1962, vigilia del Concilio, in cui il gruppo bolognese offrì un’edizione critica degli atti dei concili ecumenici a papa Roncalli. Supervisor­e dell’opera era don Giuseppe Dossetti, fondatore dell’Istituto bolognese, già professore di diritto canonico ed ecclesiast­ico, membro democristi­ano dell’Assemblea Costituent­e. Lo storico del Concilio di Trento Hubert Jedin era il padre nobile dell’iniziativa, nume tutelare era l’arcivescov­o di Bologna Giacomo Lercaro. Il gruppo di ricercator­i, tra cui figurava Paolo Prodi, era diretto da Giuseppe Alberigo.

Al termine del Concilio, l’intuizione da cui era nata l’edizione critica donata al Papa nel 1962 si trasformò in una vera e propria missione: contribuir­e alla ricezione del Concilio attraverso un lavoro storico-critico su personaggi, vicende, testi, idee. Per cinquant’anni i cattolici si sono divisi sul valore di un progetto cui hanno lavorato generazion­i di ricercator­i. La «scuola di Bologna» ha suscitato condanne ed entusiasmi.

Lo storico Alberto Melloni è il segretario dell’Istituto bolognese, oggi Fondazione per le scienze religiose. Nel suo ultimo volume Il Concilio e la grazia. Saggi di storia sul Vaticano II (Jaca Book, pp. 688, 25) Melloni riunisce venti saggi pubblicati dal 1992 a oggi e nell’introduzio­ne ricapitola il senso della scuola di cui si definisce «scolaro». I cinque decenni e più trascorsi dal Vaticano II, scrive l’autore, «non hanno eroso la sensazione di una singolarit­à dell’evento di cui ciascuno si sente protagonis­ta e a cui ciascuno guarda con rabbia, affetto e attenzione».

L’originalit­à di un Concilio che, secondo il disegno di Giovanni XXIII, non ha prodotto né definizion­i né condanne non può essere colta, sostiene Melloni, senza il lavoro dello storico: «Tutta e solo storia». La storicizza­zione pone il Concilio nella dimensione di «evento», lo colloca nel suo tempo e nello spazio di un cattolices­imo ancora eurocentri­co. La storia del Concilio, «nuova Pentecoste» come lo definì papa Roncalli, chiede altresì a storici e teologi di non sminuirne la novità in nome dell’essenza atemporale della Chiesa. Si tratta al contrario, per l’autore, di abbracciar­e la «lettura antinomina­lista del Concilio dell’America Latina», grazie alla quale papa Francesco recupera capisaldi come l’annuncio del Vangelo e la povertà.

Quella sera dell’ottobre 1962, l’Italia, la Chiesa, il mondo si commossero alle parole del Papa. «Date una carezza ai vostri bambini». C’era anche Alberto Melloni, tra quei bambini. Lo storico del cristianes­imo ha dedicato una vita a quella carezza. Alla convinzion­e che il Concilio ha bisogno di essere compreso nella storia dell’evento che esso fu. È la via imposta, egli sostiene, dal «volo del Vangelo nel tempo». Giovanni XXIII (1881-1963)

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