Ben Jelloun: «Sciascia mi ha aperto gli orizzonti»
si dà immediatamente al visitatore. Occorre sensibilità e attenzione. Anche se sono nello stesso Paese, non c’è confronto tra una città siciliana e una del Nord Italia. L’isola è incredibilmente più sfaccettata, complessa, intimamente ricca, mentre al Nord è tutto più organizzato, ma anche omogeneo, appiattito».
Per un italiano la Sicilia è quanto di più vicino al mondo arabo possa sperimentare senza mostrare il passaporto. E per un marocchino, un arabo come lei?
«Ci sono impronte familiari ovunque. Nel cibo, nei monumenti, nella maniera di vivere. Non c’è un retaggio islamico, ma la Sicilia condivide con il mondo arabo una dimensione estetica, poetica, mistica del mondo».
C’è qualcuno che l’ha aiutata più di altri ad entrare nello spirito dell’isola?
«La miglior guida è stata Leonardo Sciascia. Ho letto moltissimo di lui».
Vi siete conosciuti?
«Purtroppo no e non è il solo che ho mancato. Vorrei conoscere Andrea Camilleri. Ho cercato di leggere i suoi libri in italiano, ma il dialetto li rende difficili, mentre nelle traduzioni francesi credo si perda gran parte del gusto. Per questo spero di incontrarlo».
Gesualdo Bufalino diceva che la Sicilia è un’isola plurale, contaminata da fenici, greci, arabi, normanni. Anche lei è plurale: berbero, musulmano, marocchino, francese, laico. L’amore viene dalla somiglianza?
«Dimentica che amo anche Incontri di cultura Gli insegnanti tunisini dell’École de soeurs in visita alla Fondazione San Vito di Mazara del Vallo, città multietnica del Trapanese molto l’Italia. Sì, sono plurale e fiero di esserlo. Tutti gli incontri di culture sono bellissimi. Le brutture emergono quando si chiudono porte e finestre e si resta soli con se stessi».
Parla dei muri dell’Europa di oggi?