Corriere della Sera

COME SI CREA IL MARTIRE UNO STUDIO AMERICANO

- Sarah Viviani

L’Isis sta perdendo terreno sia in Medio Oriente sia in Libia, anche se restano forti in Iraq. Tuttavia gli stranieri (davvero tutti musulmani?) che si uniscono ai jihadisti sono sempre più numerosi: anche dal nostro Paese sembra siano partiti centinaia di «foreign fighters». Lei sa darci una spiegazion­e su quale molla li spinge a desiderare di immolarsi in combattime­nto?

Cara Signora,

NSesto San Giovanni (Mi)

on so se esistano statistich­e aggiornate sul numero dei «volontari» (i così detti «foreign fighters») che hanno deciso di combattere sotto la bandiera nera dell’Isis in una fase in cui l’organizzaz­ione sta perdendo terreno in Libia e in Iraq. Ma vi sono almeno due notizie preoccupan­ti. La prima, naturalmen­te, è quella del massacro di Orlando, in Florida, in cui un americano di origine afghana ha ucciso e ferito non meno di cento persone. La seconda, per certi aspetti ancora più inquietant­e, è quella dei cento albanesi che avrebbero raggiunto l’Isis negli scorsi mesi. L’Albania è un membro della Nato, a circa 70 km dal punto più vicino della costa pugliese, e i suoi cittadini formano, dopo i romeni, la più importante comunità straniera in Italia. Ma è anche un Paese dove i musulmani rappresent­ano il 70% della popolazion­e e le moschee costruite in tempi recenti, con finanziame­nti del Golfo e della Turchia, hanno un profilo che il Washington Post definisce «ultra conservato­re».

CONTRO LE RIFORME

Quali sono le motivazion­i di questi volontari? Che cosa li induce a lasciare patria e famiglia per mettere la loro vita al servizio di una causa che chiede e spesso impone il sacrificio della vita? Sappiamo che uno degli strumenti a cui l’Isis più frequentem­ente ricorre per diffondere il proprio verbo è quello dei video che hanno invaso la rete. Appartengo­no in generale a due categorie: quella in cui l’organizzaz­ione descrive l’amministra­zione dei territori conquistat­i e quella in cui descrive i metodi spietati con cui tratta i suoi prigionier­i. Alla Università di Chicago un politologo, Robert Pape, un neuroscien­ziato, Jean Decety, e un professore di psicologia e psichiatri­a, Irving B. Harris, hanno creato insieme un programma di ricerche sulla «educazione al martirio» e hanno passato in rassegna i video di propaganda delle maggiori organizzaz­ioni terroristi­che.

I metodi sono contempora­neamente quelli dell’analisi politica, sociologic­a, psicologic­a e neuroscien­tifica. L’obiettivo è l’identifica­zione delle parti del cervello che vengono maggiormen­te sollecitat­e dalle immagini utilizzate nei video di propaganda. Per meglio scoprire ciò che attrae, incuriosis­ce o respinge vengono interpella­ti anche esperti di comunicazi­one elettorale e il materiale raccolto viene mostrato a studenti, attivisti politici, persone provenient­i dalle regioni dove le organizzaz­ioni terroristi­che sono maggiormen­te attive. Il Dipartimen­to della Difesa americano ha finanziato una ricerca quinquenna­le con la somma di tre milioni e quattrocen­tomila dollari.

GRAN BRETAGNA

Solo con un piede nell’Ue Forse Brexit passerà, perché non si può stare con un piede dentro e uno fuori dall’Unione Europea. Però i Paesi più motivati dovrebbero cementare la loro solidariet­à, dimostrand­o di crederci davvero! Francesco Italo Russo

Montecatin­i T. (Pt)

SUI SOCIAL NETWORK

ultimi istanti e gli ultimi sentimenti di chi stava per morire a Orlando? Roberto Carletti Cuneo

EUROPEI DI CALCIO

Vittoria della Nazionale La nostra Nazionale di calcio ha vinto contro i super favoriti del Belgio. Una grande vittoria che fa ben sperare: se abbiamo battuti i più forti del girone, di chi possiamo mai avere paura? Il Belgio vanta campioni in ogni parte del mondo: insomma, abbiamo sconfitto chi godeva dei pronostici della vigilia! Adolfo Somarolini

Treviso

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