Il libro di Spadolini
Caro Romano, il presidente della Repubblica ha sottolineato che i vantaggi per i popoli derivano non dalla guerra, ma dalla pace. Nel libro La stagione del mondo 1949/66 (Longanesi 1983), Giovanni Spadolini avanzò un’ipotesi difforme. Trascrivo: «Non è una novità per nessuno che l’Italia si è fatta attraverso tutta una serie di sconfitte, più feconde spesso delle vittorie. La stessa fortuna della dinastia sabauda si fondò su Novara. Le basi dello Stato superarono la prova del fuoco a Custoza e a Lissa. Il colonialismo italiano nacque sul seme di Adua. L’unità italiana si cementò a Caporetto molto più che a Vittorio Veneto. E chi potrebbe escludere che la fortuna dell’Italia di domani fosse da ritrovare nelle sconfitte militari del ‘43? Vi è una logica paradossale in un’evoluzione che vede sempre nelle disfatte il fondamento della nascita, dello sviluppo, dell’affermazione e della trasformazione della nazione. Nelle sconfitte o nelle mancate vittorie (...) l’Italia ha ritrovato quel cemento unitario, ha riscoperto quel vincolo, ha riaffermato quell’unità nazionale che il Risorgimento aveva realizzato solo sul piano giuridico e diplomatico». Certo, se pensiamo allo straordinario sviluppo nel dopoguerra della Germania, del Giappone e dell’Italia. Le affermazioni di Spadolini hanno titolo per essere accolte?
Lorenzo Milanesi, Milano Quelle di Spadolini sono considerazioni interessanti e intelligenti. Ma l’8 settembre del 1943 fu all’origine di una guerra civile che continuò a essere combattuta, negli animi di molti italiani, oltre la fine del conflitto. Le lettere firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579 lettere@corriere.it www.corriere.it sromano@rcs.it Le cose da tenere d’occhio nella giornata che si apre segnalate dalle nostre firme Rassegna stampa alle 7.15 e due notiziari, alle 13 e alle 19.30