Giacche, Leo & co. I soldatini scelti del generale Antonio
Il rapporto speciale dell’allenatore con i suoi fedelissimi
LIONE La prova che la simbiosi allenatore-squadra è perfetta sta tutta in una simpatica frase, che Antonio Conte urla a squarciagola nel momento più delicato della la sfida col Belgio: «Vi ammazzo tutti!!!». Solo pochi allenatori si possono permettere la minaccia sistematica per tenere sulla corda la squadra. E Antonio, modestamente, può. Perché lui ha fornito (e fatto studiare a memoria) il manuale delle istruzioni da sviluppare in campo. E allora ha la facoltà di trattare gli azzurri come una moglie spietata col marito che inevitabilmente ha sbagliato a montare la cassettiera dell’Ikea.
Così Emanuele Giaccherini, senza scherzare troppo, spiega che «il c.t. ha minacciato di mandarmi a casa a piedi se avessi sbagliato un gol come quello contro la Scozia...». Per Conte, la massima cattiveria è
il simbolo della massima fiducia. Che ripone soprattutto negli uomini più fedeli, le sue truppe scelte, quelli che gli devono praticamente tutto: il «Giacche» in questo club ristretto è in buona compagnia con Leonardo Bonucci, ma anche con due iscritti più recenti come Graziano Pellé, autore del 2- 0, e l’interista Eder, schierato titolare nonostante l’involuzione milanese e capace di non deludere le attese di Conte.
«He’s unique», dice Giaccherini alla stampa inglese, avida di dettagli o almeno di aggettivi sul prossimo allenatore del Chelsea. Non è piaggeria, quella del giocatore di proprietà del Sunderland: cosa dovrebbe dire del resto di un tecnico che lo ha voluto alla Juventus dopo appena un anno di serie A col Cesena, che gli ha dato il ruolo di dodicesimo uomo (a volte sottoutilizzato) per due stagioni e che ha dato in escandescenze quando il suo fedelissimo è stato venduto in Premier League?
È stato lo stesso Conte ai tempi della Juve a ribattezzarlo «Giaccherinho» perché «se fosse straniero avrebbe molto più credito: vale per Emanuele e per tanti altri nostri giocatori».
Leonardo Bonucci quando l’attuale c.t. sbarcò alla Juventus era considerato un difensore modesto soprattutto in marcatura, reduce da un’annata storta con Delneri. L’impatto con Conte poi è stato traumatico: «Perché ero tornato in cattive condizioni dal viaggio di nozze — ha raccontato Leo col sorriso prima dell’amichevole in Germania — e quindi ci ho messo un po’ a rimettermi in riga. Ma se sono diventato tra i più forti al mondo nel mio ruolo, il merito è tutto suo».
Il lancio di Bonucci è stato uno dei principali tratti del
gioco della Juve contiana: Allegri ha espressamente limitato questa risorsa, per abituare la squadra a giocare con la palla a terra. Chissà, forse anche per questo, secondo Leo, «Conte è il miglior allenatore italiano».
La coppia Pellé-Eder è stata battezzata per la prima volta allo Juventus Stadium contro l’Inghilterra e nel secondo anno di Conte ha superato quella iniziale, Zaza-Immobile. Pellé può parlare in leccese stretto col c.t., Eder è silenzioso. Ma tutti e due, molto criticati per i pochissimi gol nel 2016, hanno conservato il posto e col Belgio hanno dimostrato di meritare la fiducia di Conte: perché fanno meglio degli altri i movimenti giusti per favorire gli inserimenti, certo. Ma anche perché devono tutto al c.t.. E in cambio danno sempre qualcosa in più.