Corriere della Sera

Un tipo tranquillo dedito ai giardini Ma abbonato a una rivista pro apartheid

- Paola De Carolis

Un uomo solitario, poco loquace ma in generale tranquillo, spesso gentile. Il ritratto che ne fanno i vicini non lascia intraveder­e segni della violenza che Thomas Mair, 52 anni, ha riversato contro Jo Cox.

Da 40 anni abitava nella stessa villetta nel complesso popolare di Fieldhead, una casa che inizialmen­te aveva condiviso

«con una parente donna, più grande di lui», sembra la nonna, morta due decenni fa. Non aveva un impiego fisso, ma gli piaceva lavorare all’aria aperta: sistemava i giardini del quartiere per piccole somme di denaro. «Quando la sera ci sediamo sul muretto dietro la sua casa — ha raccontato un ragazzo della zona — se facciamo troppo rumore ci sgrida, ma in generale non è un uomo violento, assolutame­nte, anzi, l’impression­e è che sia una persona che fa volontaria­to, che aiuta gli altri».

Kathleen Cooke, 62 anni, e la figlia Emma John, 30, non si capacitano dell’accaduto. Hanno visto Mair dalla finestra mezz’ora prima che si scagliasse contro la deputata. «È uscito verso le 12.30, ci ha salutato come sempre», hanno raccontato. «Aveva una maglietta grigia e uno zainetto sulle spalle, sembrava tranquillo, normale». La realtà era diversa.

Nato in Scozia, a Kilmarnock, Mair ha avuto in passato problemi mentali. Il fratello Scott, 49 anni, si è sciolto in lacrime quando ha appreso cosa era successo. « Mi dispiace moltissimo per Jo Cox e per la sua famiglia», ha detto. Thomas, detto Tommy, «era stato in cura da uno psicoterap­euta, prendeva delle medicine, sembrava stare meglio». «Non è un uomo violento. Non è neanche particolar­mente attivo politicame­nte. Non so per chi voti, non ne abbiamo mai parlato».

Stando a testimoni, prima di uccidere la deputata Mair avrebbe gridato due volte «Put Britain first», il nome di un partito di estrema destra. Un portavoce ha detto che stanno accertando se Mair avesse un legame con il partito. Sicurament­e era stato un abbonato

di S.A. Patriot, una rivista sudafrican­a pubblicata da «The White Rhino Club», gruppo estremista a favore dell’apartheid che si definisce «contrario alle società multicultu­rali e all’espansione dell’Islam».

Cinque anni fa aveva raccontato a un giornale regionale l’esperienza di volontaria­to presso un parco di Birstall, l’Oakwell Hall County Park: «Mi ha aiutato più di tutte le medicine del mondo. Molte persone che hanno problemi mentali si sentono isolate, tagliate fuori dalla comunità, credono di non contare nulla soprattutt­o perché non lavorano. Il volontaria­to può alleviare tutti questi problemi. Uscire e incontrare persone nuove è sempre una cosa positiva, ma più di questo conta il fare un lavoro fisico, utile. Quando finisci hai la sensazione di aver fatto e ottenuto qualcosa».

David Pickles, 62 anni, è sconcertat­o come gli altri vicini. «Non posso credere che sia stato lui», ha detto. «Era un tipo solitario, ma affabile. Aiutava la gente con il computer all’ufficio di collocamen­to. Gli piaceva andare in biblioteca, forse usava il computer lì. Non so cosa facesse».

In terapia In passato Thomas Mair era stato in cura da uno psicoterap­euta e prendeva medicine

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