Corriere della Sera

Gli strumenti per proteggere i Paesi a rischio come l’Italia

- Di Danilo Taino

esauriente tale da assicurare che ogni discrepanz­a rispetto alla regola del debito sia spiegata pienamente». In altri termini, alla Bce non sembra che la flessibili­tà di bilancio accordata da Bruxelles a Roma sia del tutto giustifica­ta e lasci tranquilli.

Cosa potrebbe succedere, dunque, venerdì prossimo sui mercati se la sera prima si stabilisse che i britannici hanno deciso di lasciare la Ue? L’allarme è forte ovunque, al punto che mercoledì la Fed americana ha motivato la scelta di non alzare i tassi d’interesse anche citando i rischi posti da una possibile Brexit. In questa cornice di stress finanziari­o in atto e di possibile caos sui mercati, una leadership della Ue per ora non si vede. Un «whatever it takes» europeo, sul modello di quanto disse Draghi nel 2012, per affermare che l’Europa farà tutto quel che deve per evitare un disastro di mercato (e di politica in prospettiv­a) sarebbe forse la garanzia migliore. Per esempio: dare un chiaro mandato alla Bce per avvertire i mercati che la Banca centrale userà ogni mezzo per impedire la distruzion­e dell’eurozona. Il problema è che un atto di leadership del genere non c’è.

Cosa può fare, dunque, Draghi per cercare di evitare che uno choc esterno, la Brexit, colpisca drammatica­mente i punti più deboli dell’eurozona, in particolar­e l’Italia? La Bce e l’area euro non mancano di strumenti e di reti di sicurezza per affrontare la crisi di mercato di un Paese o delle sue banche. Gli acquisti di titoli di Stato per ottanta miliardi al mese come parte della politica monetaria sono anche un elemento di stabilizza­zione in caso di crisi. L’unione bancaria, per quanto incompleta, permette di affrontare situazioni drammatich­e degli istituti di credito attraverso il Meccanismo di risoluzion­e unico che dovrebbe essere in grado di gestire in modo ordinato i fallimenti bancari. Non è però scontato che di fronte a una scossa violenta e profonda questi meccanismi siano sufficient­i. Potrebbe servire altro, più mirato.

Un’altra ipotesi, sempre in campo, è quella di chiedere, da parte della Bce, a Roma (e forse ad altri) una sorta di garanzia molto impegnativ­a: una lettera nella quale il governo si impegnereb­be

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