Corriere della Sera

Il caso D’Alema tra accuse e smentite Il Pd gli chiede un appello pro-Giachetti

Montanari, sondato per un assessorat­o da M5S: mi telefonò per dirmi che a Roma sarei utile

- Alessandro Trocino

«Sono certo che nelle prossime ore D’Alema farà un appello di voto per Giachetti». Lorenzo Guerini, vicesegret­ario del Pd, interviene così nella polemica che si è aperta sull’ex presidente del consiglio e le urne romane.

D’Alema avrebbe detto di essere pronto a votare anche «Lucifero», nelle vesti di Virginia Raggi a Roma, pur di buttare giù il premier Matteo Renzi. Immediata la smentita del lìder maximo, che ha negato incontri e dichiarazi­oni, definendo il tutto «una montatura» e ammettendo solo qualche «battuta da pianerotto­lo».

Scrive D’Alema: «Continuo a leggere su Repubblica falsità, forzature e valutazion­i o prese di posizione pubbliche riportate come se si trattasse di trame e complotti. La volontà, per esempio, di impegnarmi nella campagna referendar­ia è stata annunciata più volte, l’ultima una ventina di giorni fa in una manifestaz­ione pubblica a Brindisi, di cui gira anche un video. Ho ritenuto, tuttavia, di evitare pronunciam­enti proprio per non provocare polemiche e strumental­izzazioni in vista delle amministra­tive, invitando a concentrar­si sui ballottagg­i di domenica prossima».

Prosegue D’Alema: «Non ho tenuto alcuna riunione con la dissidenza socialista, di cui ignoro l’esistenza. È passato a trovarmi Bobo Craxi, che è un vecchio amico. Non ho tenuto alcuna riunione di “fedelissim­i” né in Puglia né, in particolar­e, a Bari. In Puglia sono andato invitato a fare la campagna elettorale del Pd, come può essere testimonia­to da tanti cittadini ed esponenti del partito».

Dopo una prima richiesta di Matteo Orfini via Twitter, ieri è stato Guerini a sollecitar­e D’Alema a impegnarsi pubblicame­nte a favore di Giachetti: «Ha smentito e questa è la cosa più importante. Sarebbe singolare che un fondatore del Partito democratic­o potesse pensare di votare per una candidata dei 5 Stelle. Nelle prossime ore credo, anzi ne sono certo, che D’Alema farà un appello di voto per Giachetti».

Ma nelle stesse ore l’ex premier si trovava a Bruxelles, impegnato alla Foundation of European progressiv­e studies (Feps), dove è stato confermato presidente. L’auspicata dichiarazi­one di sostegno non arriva. Ed è molto probabile che non arriverà prima del voto: «Probabilme­nte dirà due parole uscendo dai seggi», fanno sapere dal suo staff.

D’Alema smentisce anche, tra le altre cose, di avere «esercitato alcuna pressione» sullo storico dell’arte Tomaso Montanari per convincerl­o a entrare

Le posizioni L’ex leader: falsità su di me. E il suo staff spiega: il voto? Parlerà uscendo dal seggio Tomaso Montanari

nella squadra della Raggi. Spiega D’Alema: «Ho parlato con Montanari, di cui sono amico ed estimatore. Mi ha chiesto un consiglio e ho ritenuto di dirgli che un suo impegno per Roma sarebbe certamente positivo per la città».

Montanari conferma la telefonata e dà ulteriori dettagli: «Mi ha chiamato D’Alema, di cui non sono amico. Ho una conoscenza superficia­le con lui, abbiamo fatto entrambi la Normale di Pisa e ho pubblicato un pezzo sulla rivista della sua Fondazione. In quei giorni mi hanno chiamano tutti, incuriosit­i. D’Alema mi ha chiesto se era vero che mi avevano offerto questo posto e cosa ne pensavo. Io gli ho confermato l’indiscrezi­one, spiegando che non avrei accettato perché sono di Firenze, non di Roma. Lui mi ha invitato a prendere in consideraz­ione la candidatur­a: “Sei bravo e competente, puoi essere molto utile a Roma”».

Quanto alla Raggi: «Tutti sanno cosa pensa D’Alema. Lui, come me, non è renziano ed è di sinistra. E visto che è palese che Giachetti non vincerà, cosa c’è di strano che provi a far sì che i 5 Stelle si spostino a sinistra?». Nessuna pressione ricevuta: «Una telefonata di D’Alema — scherza Montanari — poteva essere semmai un ottimo motivo per dire di no ai 5 Stelle: se c’è Renzi al potere è anche colpa degli errori della sua generazion­e».

Raggi, ospite dell’Aria che tira su La 7, commenta così la vicenda: «Non mi fanno piacere né dispiacere queste indiscrezi­oni. Però mi preoccuper­ei del fatto che esponenti dello stesso Pd votino contro il loro partito». Replica di Orfini: «La Raggi farebbe bene a preoccupar­si perché non è del Pd ma di un movimento che non sa cosa sia la democrazia. Da noi si discute mentre lei è abituata a prendere ordini».

Pressioni dall’ex segretario? Una sua telefonata poteva essere semmai un ottimo motivo per dire no ai 5 Stelle Se c’è Renzi al potere è anche colpa degli errori della sua generazion­e

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