E Renzi fa da apripista: «Ci guardavano male ora tanti sulla nostra linea»
«Ci sono tutte le condizioni per scongelare le relazioni con Mosca». Matteo Renzi lo sostiene da tempo, è stato il primo leader occidentale a recarsi a Mosca dopo le sanzioni, il fatto che oggi si facciano al nostro Paese ponti d’oro, sulle rive della Neva, in quella che può essere considerato un rilancio in grande stile dell’economia russa significa che al Cremlino hanno la memoria lunga.
La visita odierna di Renzi a San Pietroburgo ha un doppio profilo: politico ed economico. Il nostro premier ha fatto da apripista in Europa per avviare un discorso diretto al superamento delle sanzioni, la presenza di ieri di Jean-Claude Juncker, e la posizione attuale della Francia, consentono alla nostra diplomazia di rimarcare un primato: «Siamo stati guardati con sospetto, oggi in tanti sono sulla nostra linea».
Una posizione che amplifica il rapporto speciale fra Italia e Russia: oggi Renzi e Putin parleranno di Siria, di Libia, di Ucraina e di terrorismo. Probabilmente anche della possibilità che nel 2017, da gennaio, se gli accordi di Minsk verranno implementati, le sanzioni possano considerarsi in via di superamento. Un’ipotesi che viene confermata anche a Bruxelles, nello staff di Juncker.
Ma l’altra faccia della presenza di Renzi a San Pietroburgo è tutta economica. Se l’Italia, ai tempi d’oro, poteva contare su un interscambio commerciale vicino ai 50 miliardi di euro, il 2015 si è chiuso con un dato di poco superiore ai 27 miliardi, in perenne contrazione. Un crollo dovuto
Il nostro Paese è l’unico ad avere un padiglione, sponsorizzato da 22 «campioni nazionali»
non solo alle sanzioni e che sarà difficile recuperare. Come il nostro ambasciatore a Mosca, Cesare Ragaglini, ammette: «Quand’anche il periodo di crisi finirà e il capitolo sanzioni dovesse essere superato è bene capire fin da subito che nulla tornerà come prima».
E questo anche perché la Russia ha varato un ingente programma di modernizzazione della propria economia per essere, da un lato, meno dipendente da gas e, dall’altro, più moderna e competitiva, mettendo sul piatto ghiotti incentivi per chi decide d’investire. Lo slogan del momento è allora «made with Italy», per sottolineare la transizione da un modello basato sulle importazioni alla manifattura.
A San Pietroburgo oggi si attende la firma di diverse intese di carattere «industriale» in settori quali la meccanica, l’energia, l’agro-industria, le infrastrutture e la finanza. Il nostro Paese è l’unico ad avere un suo padiglione, sponsorizzata da 22 «campioni nazionali» tra cui figurano LeonardoFinmeccanica (in fase chiusura un contratto con Rosneft per la fornitura di 160 elicotteri), Intesa Sanpaolo (affiancata dalla locale Banca Intesa Russia), Danieli, Barilla, Cnh Industrial, Enel, Codest, Eni, Astaldi, Prysmian, Veronafiere-Vinitaly, Ital Engineering International. Renzi e Putin avranno un bilaterale ma faranno anche visita al padiglione italiano, a margine di una tavola rotonda organizzata dall’associazione Conoscere Eurasia alla quale, oltre all’ad di Finmeccanica, Mauro Moretti, e Giovanni Bazoli (Intesa Sanpaolo), parteciperà anche il ministro Carlo Calenda.
Il padiglione