Caldo sottovalutato e piromani in azione «Gli interventi coordinati male»
«Basta un farabutto. Una latta di benzina. Che ci vuole? Se non avessi imparato a controllare le emozioni, mi metterei a piangere». Il cielo sopra Palermo è sfigurato da una spessa nuvola di fumo, mentre la «rabbia» di Rosario Crocetta esplode in linea da Bruxelles. Contro la «mano assassina» della criminalità organizzata. Montereale brucia ancora, assieme a Cefalù, all’Addaura, al monte Pellegrino, al parco dello Zingaro. E sulle fiamme, arrivate fino a Palermo, c’è chi getta il combustibile delle polemiche. Così mentre Beppe Lumia parla di «atto di guerra» e invita a «cercare i mandanti», c’è chi sussurra dell’allarme sul rischio incendi sottovalutato in Sicilia. L’allerta trasmessa dalla Protezione civile mercoledì — il giorno prima — alle 16.25 parlava infatti di rischio elevato.
C’è stata pure una mancanza di coordinamento? Sì, secondo Maurizio Croce, assessore all’Ambiente della Regione siciliana che parla di un’assenza di regia in caso di incendi per cui Protezione civile, vigili del fuoco e Corpo forestale operano senza accordo. «È un problema serio — sostiene Croce — ognuno di questi operatori lavora su piattaforme informatiche diverse, per cui non c’è dialogo tra loro».
Cerca di smorzare i toni il capo del dipartimento di Protezione civile Fabrizio Curcio, che ha dovuto coordinare le azioni di intervento da Firenze, dove si trovava per un summit organizzato dalle Nazioni Unite per la «diminuzione del rischio» nelle città. «Quando ci sono 80 focolai, con temperature così alte e un vento che rende difficile anche il decollo dei mezzi di spegnimento, come sanno anche i piromani, la situazione è abbastanza delineata — dice senza mezzi termini —. Gli organi investigativi stanno lavorando, non abbiamo ancora prove, ma l’intervento umano sembra determinante. Gli incendi non si creano da soli». «Poi, certo, la materia è delicata — ammette Curcio —. Ma la prefettura di Palermo si è attivata subito, il coordinamento regionale è scattato immediatamente. Se poi ci si chiede se era possibile coordinare e prevenire di più, la risposta è: si può sempre fare di più e meglio. Ma eviterei di tirare fuori questo argomento mentre si sta ancora lavorando. In condizioni molto, molto difficili. In alcuni casi, direi eroiche».
In prima linea ci sono, come sempre accade, i vigili del fuoco. I loro sindacati hanno protestato nei giorni scorsi per il trattamento da fanalino di coda delle forze dell’ordine. «Ma sono stati i primi a rimboccarsi le maniche», assicura Curcio, che racconta la «frustrazione » provata nel vedere esplodere l’emergenza proprio nel giorno di avvio del piano nazionale antincendi. Anche se l’attacco dei piromani ha trovato il «sistema pronto a reagire».
«Come mai in Sicilia gli incendi scoppiano di notte? Il primo focolaio è stato a Cefalù quando il termometro segnava 24 gradi. L’autocombustione a quella temperatura non esiste», dice Rosario Crocetta, presidente della Regione. «Non ho le prove, ma sospetto che dietro i roghi ci siano mani criminali. Ho fatto una battaglia pazzesca contro i piromani, utilizzando anche i droni. Non solo, ho licenziato molti forestali che hanno appiccato incendi o che risulta abbiano condanne per mafia. In totale abbiamo cacciato un’ottantina di persone. Ma il problema è che il passato criminale di quest’isola ha artigli e coda lunga».
Il governatore Crocetta: «Di recente la Regione ha licenziato decine di forestali con condanne per mafia»