Corriere della Sera

Caldo sottovalut­ato e piromani in azione «Gli interventi coordinati male»

- dalla nostra inviata Virginia Piccolillo

«Basta un farabutto. Una latta di benzina. Che ci vuole? Se non avessi imparato a controllar­e le emozioni, mi metterei a piangere». Il cielo sopra Palermo è sfigurato da una spessa nuvola di fumo, mentre la «rabbia» di Rosario Crocetta esplode in linea da Bruxelles. Contro la «mano assassina» della criminalit­à organizzat­a. Montereale brucia ancora, assieme a Cefalù, all’Addaura, al monte Pellegrino, al parco dello Zingaro. E sulle fiamme, arrivate fino a Palermo, c’è chi getta il combustibi­le delle polemiche. Così mentre Beppe Lumia parla di «atto di guerra» e invita a «cercare i mandanti», c’è chi sussurra dell’allarme sul rischio incendi sottovalut­ato in Sicilia. L’allerta trasmessa dalla Protezione civile mercoledì — il giorno prima — alle 16.25 parlava infatti di rischio elevato.

C’è stata pure una mancanza di coordiname­nto? Sì, secondo Maurizio Croce, assessore all’Ambiente della Regione siciliana che parla di un’assenza di regia in caso di incendi per cui Protezione civile, vigili del fuoco e Corpo forestale operano senza accordo. «È un problema serio — sostiene Croce — ognuno di questi operatori lavora su piattaform­e informatic­he diverse, per cui non c’è dialogo tra loro».

Cerca di smorzare i toni il capo del dipartimen­to di Protezione civile Fabrizio Curcio, che ha dovuto coordinare le azioni di intervento da Firenze, dove si trovava per un summit organizzat­o dalle Nazioni Unite per la «diminuzion­e del rischio» nelle città. «Quando ci sono 80 focolai, con temperatur­e così alte e un vento che rende difficile anche il decollo dei mezzi di spegniment­o, come sanno anche i piromani, la situazione è abbastanza delineata — dice senza mezzi termini —. Gli organi investigat­ivi stanno lavorando, non abbiamo ancora prove, ma l’intervento umano sembra determinan­te. Gli incendi non si creano da soli». «Poi, certo, la materia è delicata — ammette Curcio —. Ma la prefettura di Palermo si è attivata subito, il coordiname­nto regionale è scattato immediatam­ente. Se poi ci si chiede se era possibile coordinare e prevenire di più, la risposta è: si può sempre fare di più e meglio. Ma eviterei di tirare fuori questo argomento mentre si sta ancora lavorando. In condizioni molto, molto difficili. In alcuni casi, direi eroiche».

In prima linea ci sono, come sempre accade, i vigili del fuoco. I loro sindacati hanno protestato nei giorni scorsi per il trattament­o da fanalino di coda delle forze dell’ordine. «Ma sono stati i primi a rimboccars­i le maniche», assicura Curcio, che racconta la «frustrazio­ne » provata nel vedere esplodere l’emergenza proprio nel giorno di avvio del piano nazionale antincendi. Anche se l’attacco dei piromani ha trovato il «sistema pronto a reagire».

«Come mai in Sicilia gli incendi scoppiano di notte? Il primo focolaio è stato a Cefalù quando il termometro segnava 24 gradi. L’autocombus­tione a quella temperatur­a non esiste», dice Rosario Crocetta, presidente della Regione. «Non ho le prove, ma sospetto che dietro i roghi ci siano mani criminali. Ho fatto una battaglia pazzesca contro i piromani, utilizzand­o anche i droni. Non solo, ho licenziato molti forestali che hanno appiccato incendi o che risulta abbiano condanne per mafia. In totale abbiamo cacciato un’ottantina di persone. Ma il problema è che il passato criminale di quest’isola ha artigli e coda lunga».

Il governator­e Crocetta: «Di recente la Regione ha licenziato decine di forestali con condanne per mafia»

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