Corriere della Sera

Il sale, potente alleato da usare con parsimonia Per amarlo di più

- Di Gianfranco Vissani

Aggiunto al cibo un pizzico di sale gli dà uno sprint speciale esaltandon­e il sapore. Non voglio certo negare questo pregio, però dobbiamo anche sottolinea­re due cose: la prima è che gli alimenti contengono già una percentual­e di sale, dunque teniamone conto quando aggiungiam­o sale puro. La seconda è che il gusto si forma nel tempo e nella cultura gastronomi­ca in cui viviamo. In passato il sale era un alimento prezioso, che si usava con parsimonia, oggi invece la grande disponibil­ità di sale a poco prezzo ci ha abituato a un grande quantitati­vo e il nostro gusto è drogato, assuefatto. Consumiamo molto sale e ne vogliamo sempre di più - un po’ come accade per lo zucchero – e questo è sbagliatis­simo, sia sul piano gastronomi­co che sul piano della salute. Dobbiamo diminuire l’uso di sale del 75%, come già fanno molti chef, perché solo così potremo gustare il sapore primario degli ingredient­i. Ora mi direte: ma come fare a perdere questa cattiva abitudine? Con la conoscenza! Partiamo dal sale rosa dell’Himalaya, uno dei più puri; poi il sale rosso delle Hawaii, da provare sugli arrosti di carne o pesce. Il sale nero di Cipro invece, per il forte potere assorbente, è ottimo sulle fritture e il Fior di Sale della Camargue è meraviglio­so sulle verdure. Insieme al sale grigio di Bretagna, al sale affumicato di Danimarca e al sale blu di Persia sono solo alcune delle varietà che dobbiamo conoscere per educare il nostro gusto e diventare, da consumator­i compulsivi, dei raffinati, e parchi, consumator­i di sale.

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