Ripulire il mare dalla plastica. Per trasformarla in abiti
Da Canepa al caso di Ecoalf, che collabora con 200 pescherecci: le produzioni più «verdi»
alla scarpa Organic di Fasciani che sprigiona un’avvolgente eco-profumazione grazie a un procedimento metal free, alle nuove proposte Geox con suole riciclabili al 100% e un design essenziale che riduce al minimo componenti e processo di costruzione, fino all’intuizione di Filippo Fanini di Edmos, che dà nuova vita agli scarti di produzione della lavorazione della pelle creando un mosaico composto da migliaia di pezzettini a sua volta usato come pellame.
È tangibile a Pitti l’impegno di molte aziende italiane e internazionali sul tema dell’ecosotenibilità, come il gruppo Canepa di Como, leader mondiale nella tessitura serica, 107 milioni di euro di fatturato e 700 dipendenti, sostenitore della campagna Detox di Greenpeace e impegnato in una formazione imprenditoriale «diffusa» sul rispetto dell’ambiente: dai gesti più semplici come spegnere le luci fino al brevetto Save the water con un risparmio del 90% di acqua e energia.
Ma l’idea più innovativa, approdata al Salone di Firenze, è nata tra le banchine del porto di Alicante in Spagna quando Javier Goyeneche, fondatore e proprietario di Ecoalf, era andato a comprare le reti da pesca per confezionare i capi sportivi della sua collezione. «Quel nylon è riciclabile al 70% — racconta l’imprenditore — dal petrolio a una giacca a vento “normale” ci sono 17 passaggi chimici, con quello delle reti, soltanto sette » . Ma in quelle reti, insieme al pesce appena pescato nel Mediterraneo, Javier ha visto anche una montagna di rifiuti di ogni tipo. «Dalla plastica agli pneumatici, stracci, cartoni e alluminio. Cosi, con il mio team di ricercatori ci siamo chiesti se tutta quella spazzatura si potesse riciclare per pulire le acque proprio con l’aiuto dei pescatori». Oggi, dopo un anno di studio, piuttosto complesso per le varie fasi di lavorazione