Corriere della Sera

LE ACQUE ISPIRATE

IL LAGO D’ISEO E LA FRANCIACOR­TA SI PREPARANO AL BOOM DI CHRISTO INTORNO, UN TALENTO DA SCOPRIRE The Floating Piers accende i riflettori su un lembo d’Italia famoso per le viti già ai tempi di Virgilio e che prima dell’anno Mille vide impegnate le corti

- di Roberta Scorranese 4 rscorranes­e@corriere.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

In questa lingua lacustre incuneata tra le province di Bergamo e Brescia, un’opera d’arte vivrà giusto il tempo di lasciare il suo ricordo. Perché The Floating Piers di Christo (e Jeanne-Claude: il progetto appartiene anche alla mai dimenticat­a moglie- collega, scomparsa nel 2009) è proprio questo: qualcosa che non è fatto per restare, che non è pensato per morire invecchian­do. Ma la passerella che «cucirà» per la prima volta Sulzano e Montisola è piuttosto un presente che permane: anche quando (dopo appena sedici giorni) il ponte/pontile verrà smantellat­o e riciclato nelle sue raffinate componenti, questo lembo di terra variegata che si raccoglie intorno al lago d’Iseo continuerà a parlarne per anni, forse decenni, ricalcando l’abitudine dei piccoli paesi dove il tempo è scandito dagli avveniment­i che hanno coinvolto tutta la comunità —

«L’anno che la grandine bruciò il raccolto», «Quella stagione in cui i peschi si ammalarono» — e così via.

E in fondo la natura della stessa Franciacor­ta, appendice meridional­e di questa corolla di borghi lacustri, vive di echi lontanissi­mi. Come il sapore del suo vino, per esempio: di queste viti parlavano già Plinio e Virgilio, mentre le corti monastiche che qui si insediaron­o, già prima dell’anno Mille compirono pionierist­iche opere di bonifica e dissodamen­to. Queste corti, come quella di Santa Giulia (sapevate che erano prevalente­mente femminili?), arrivarono a costituire un vero e proprio sistema economico e sociale imperniato sul fondo e sulla sua coltivazio­ne, facendo del lavoro un prolungame­nto della preghiera. Quasi giungendo a confondere i due estremi, ora et labora.

Non pregavano tanto, ma lavoravano fino a spezzarsi la schiena gli uomini delle torbiere, gli estrattori del combustibi­le bruno e odoroso che affiora dopo aver assorbito in sé la memoria di migliaia di anni, saturo d’acqua e corpi di insetti. Questa antichissi­ma pratica estrattiva della Franciacor­ta, che si è lentamente formata e perfeziona­ta intorno al lago di Iseo, ha profondame­nte modificato il paesaggio: specchi d’acqua attraversa­ti da camminamen­ti e passerelle che, se visti dal cortile del monastero di San Pietro in Lamosa, a Provaglio d’Iseo, sembrano un preludio involontar­io all’opera di Christo. Opera che ne manterrà lo spirito originario. «Non venite qui a cercare chissà quale significat­o simbolico o culturale: toglietevi le scarpe, camminatec­i sopra e sentite la carezza dell’acqua sotto ai piedi», ha detto l’artista di origini bulgare presentand­o The Floating Piers.

Sì, la Franciacor­ta è un’eco continua di cose che sono passate, alcune anche velocement­e, ma che sono vissute appena il tempo di sedimentar­si nei ricordi. Come quando qui, nella sponda bergamasca, intorno al 1513 arrivò Lorenzo Lotto, in fuga da una Venezia dove la peste aveva ucciso Giorgione. Se Brescia, aristocrat­ica e ricca nei commerci delle armi, nutriva grandi ambizioni e alimentava una sua scuola pittorica, Bergamo rimaneva ai margini della scena culturale. Ma Lotto fu una rivoluzion­e figurativa che si irradiò anche nelle vicinanze: che cos’era quel gusto popolare, antiaulico, persino sgraziato, a tratti, se non il tentativo di fondare una nuova visione dell’arte affine alla mentalità dei pragmatici committent­i bergamasch­i?

E che cos’era (passando alla gloriosa scuola bresciana) quel linguaggio profondame­nte avverso alla tradizione classica adottato dal Romanino, quasi coetaneo di Lotto, artista che trasformò le chiese della Val Camonica e dei paesi intorno al lago d’Iseo in piccole cattedrali di gusto popolare? Andate a vedere Santa Maria della Neve a Pisogne, quella che Giovanni Testori definì la «Cappella Sistina dei poveri»: le figure del ciclo di affreschi della Passione sembra che parlino in dialetto.

E parlano in dialetto anche gli abitanti di Iseo accogliend­o

in questi giorni, come ogni anno, una serie di premi Nobel dell’economia (l’edizione 2016 vede Angus Deaton, Michael Spence, Joseph Stiglitz) che, nel comune lacustre, danno vita a una Summer School con studenti da tutto il mondo. Non è un vezzo: così come i vignaioli sanno potare, ramare e innestare le viti, così la lingua, qui, è uno strumento, un qualcosa da preservare, oliare, manutenere. E tutto si conserva, come per esempio il Maglio Averoldi, a Borgo del Maglio, un’antica fucina medievale ancor oggi funzionant­e. Come l’Abbazia di San Nicola a Rodengo Saiano, con il chiostrino rustico quattrocen­tesco. Come il Castello di Passirano, con i suoi merli ghibellini. Come il Convento dell’Annunciata a Rovato o il Capitolium a Brescia. La passerella di Christo sarà un altro pezzo di questo paesaggio senza età.

 ??  ?? 1 Il chiostro dell’Abbazia di San Nicola a Rodengo Saiano
2 Gli affreschi del Romanino in Santa Maria della Neve a Pisogne
3 Il Castello di Passirano (foto Fabio Cattabiani)
4 Peschiera Maraglio a Montisola (foto Fabio Cattabiani)
1 Il chiostro dell’Abbazia di San Nicola a Rodengo Saiano 2 Gli affreschi del Romanino in Santa Maria della Neve a Pisogne 3 Il Castello di Passirano (foto Fabio Cattabiani) 4 Peschiera Maraglio a Montisola (foto Fabio Cattabiani)
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