CHE COSA FAREBBE CHURCHILL SE VOTASSE SULLA BREXIT
Secondo lei se Churchill fosse ancora in vita voterebbe la Brexit?
Caro Covelli,
Nel 1946 Winston Churchill pronunciò all’Università di Zurigo un discorso in cui auspicò la nascita una grande famiglia europea intorno al nucleo di una indispensabile associazione franco-tedesca; e aggiunse che quella «grande famiglia» poteva diventare, un giorno, gli «Stati Uniti d’Europa». Churchill aveva perduto le elezioni del 1945, era capo della opposizione, aveva ricominciato a scrivere e a pronunciare discorsi: due attività per cui aveva una straordinaria vocazione. Politicamente quasi disoccupato, poteva quindi permettersi dichiarazioni e visioni che in altre circostanze gli sarebbero parse imprudenti. Ma il discorso di Zurigo produsse qualche concreto risultato. Poco più di anno dopo, alla fine del 1947, Churchill fondò il Movimento per l’Europa e promosse la riunione di un Congresso che si tenne all’Aja nel maggio del 1948 con la partecipazione di alcuni fra i maggiori leader politici europei del momento: da Léon Blum, esponente del socialismo francese, al belga Paul Henri Spaak, da Robert Schumann, che sarà l’ideatore della Ceca (Comunità europea del carbone e dell’acciaio), ad Alcide De Gasperi. Da quell’incontro nacque a Londra nel maggio 1949 la prima grande organizzazione europea: il Consiglio d’Europa.
Nell’europeismo britannico, tuttavia, vi erano alcuni limiti. La classe politica del Regno Unito era consapevole degli errori commessi dopo la Grande guerra, quando il suo Paese aveva creduto di potere avere contemporaneamente buoni rapporti con la Francia e la Germania. Per evitare gli errori del passato, Londra voleva un continente europeo pacificato e unito di fronte a una possibile minaccia sovietica. Ma voleva anche conservare il rapporto speciale che aveva costruito durante la guerra con gli Stati Uniti. Messa alle strette e obbligata a scegliere fra l’Europa e il «gran largo», come Churchill amava definire la relazione con l’America, la Gran Bretagna avrebbe scelto il «gran largo».
Non possiamo sapere, naturalmente, quale sarebbe oggi la posizione di Churchill. Il mondo è ormai troppo diverso da quello in cui aveva vissuto. Ma posso immaginare che la compagnia di Boris Johnson, ex sindaco di Londra, Nigel Farage, leader del Partito indipendente del Regno Unito e Rupert Murdoch, magnate dei mezzi d’informazione e proprietario del Sun (tre entusiastici partigiani della Brexit) non gli sarebbe piaciuta.