Corriere della Sera

Eder, l’oriundo che ha fame di gol Ma per Conte resta «il cannoniere»

Una sola rete nell’Inter e a secco in Nazionale da otto mesi, ma l’intesa con Pellé è perfetta

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Guido De Carolis

Ha rischiato di non esserci. C’è. Antonio Conte non l’ha mai messo in discussion­e, lui forse ci si è sentito dopo un campionato dai due volti. Eder è una favola azzurra, ricomincia­ta dopo un mezzo incubo nerazzurro. Tutti lo criticavan­o, il c.t. prima dell’amichevole di fine maggio con la Scozia lo ha consacrato come il vero «cannoniere della Nazionale». L’oriundo brasiliano ha vissuto sul filo, arrivando nel gruppo dei 30 preconvoca­ti accompagna­to da numeri da psicanaliz­zare: 12 gol nei primi sei mesi di campionato con la Sampdoria, solo uno nel ritorno con l’Inter.

Arrivato in Italia nel 2006 quando l’oggi direttore sportivo della Fiorentina Pantaleo Corvino lo portò a Lecce dove per un’estate restò in stage con Pellé, Eder ha imboccato la strada sbagliata a gennaio. Lo voleva il Leicester di Ranieri, miracolo ancora non consacrato in Premier League e l’Inter, allora capolista, inseguiva il suo compagno di squadra: il centrocamp­ista Soriano. Dopo la partenza di Guarin, Mancini però virò e chiese di acquistare l’attaccante: 13 milioni per lui, di cui 11 ancora da versare alla Samp. Lui accettò, rifiutando le avance del Leicester, diventato campione d’Inghilterr­a dopo sei mesi.

Lanciato subito nel derby contro il Milan dopo pochi minuti fallì il vantaggio: da lì non sì è più ripreso. Ha vissuto un girone di ritorno cercando un gol per sbloccarsi. Partito titolare è finito in panchina e la rete l’ha trovata solo contro l’Udinese a quattro giornate dalla fine quando ormai era troppo tardi e nella consideraz­ione del tecnico dell’Inter era sceso. Non giocando con continuità, al ritiro azzurro s’è presentato in ritardo di forma. Ha faticato nell’amichevole disputata a Malta con la Scozia. È passato dall’essere un intoccabil­e a uno a rischio esclusione, ma Conte non l’ha tradito. Lo ha sempre considerat­o un suo soldato, uno di cui fidarsi. L’oriundo brasiliano di origini venete, si è distinto fin dal suo debutto in Nazionale a Sofia il 28 marzo 2015. È stato lui a salvare l’imbattibil­ità di Conte nel girone segnando la rete del 2-2 contro la Bulgaria.

Un anno dopo si è fatto trovare pronto all’esordio dell’Europeo. Contro il Belgio un’ora e più di gioco di grande qualità prima della sostituzio­ne al 75’. Ottimo il lavoro di movimento vicino a Pellé, perfetto nelle ripartenze, prezioso nell’accorciare tenendo uniti i reparti. Un soldato fedele alla linea del comandante Conte che lo premierà ancora oggi schierando­lo di nuovo contro la Svezia di Ibrahimovi­c. Una conferma non scontata per Eder, conquistat­a sul campo d’allenament­o. Più di tutto il c.t. ha apprezzato la voglia di ritrovare in fretta la forma. Partito pieno di dubbi per l’Europeo e tra i pochi a essere accompagna­to da moglie e figlio, Eder è tornato a essere l’uomo in più di Conte.

Ora però deve ritrovare la rete che in Nazionale gli manca dal 10 ottobre, quando infilò l’Azerbaigia­n. Farlo sotto gli occhi di Ibra e spingendo l’Italia agli ottavi vale di più.

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 ??  ?? Da sinistra, Roberto Boninsegna nel 1970 trascina l’Italia alla finale mondiale col Brasile; Paolo Rossi nel 1982 è il bomber degli azzurri campioni; a Italia ‘90 esplode Totò Schillaci (Ap)
Da sinistra, Roberto Boninsegna nel 1970 trascina l’Italia alla finale mondiale col Brasile; Paolo Rossi nel 1982 è il bomber degli azzurri campioni; a Italia ‘90 esplode Totò Schillaci (Ap)
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