Mangiare bene? Costa (anche) poco
Molti studi dimostrano che è possibile nutrirsi in modo sano con un occhio al portafoglio. Ecco le regole: ridurre la carne, acquistare meno e più spesso e preparare in casa pane, yogurt e conserve
Chi l’ha detto che mangiare bene costa di più? Per sfatare il mito, duro a morire, che il cibo sano sia prerogativa dei portafogli più ricchi basterebbe solo ricordare la storia di Jack Monroe: giovane donna inglese dal nome maschile che qualche anno fa, single e senza lavoro, decise di provare a sopravvivere (bene) con dieci sterline alla settimana. Quell’intuizione, che come altre fortunate nacque da un bisogno molto concreto, la fame, produsse un blog, A girl called Jack, e poi un libro, pubblicato anche in Italia, Cucinare con due euro al giorno ( Newton Compton): un ricettario per imparare a mangiare bene, dai primi (come le zuppe di verdure e legumi) ai secondi (le acciughe in pastella, per esempio), con ingredienti sani e genuini e, neanche a dirlo, spendendo pochissimo. Jack Monroe a parte, ormai sono sempre più numerosi gli studi che dimostrano come ci si possa nutrire facilmente con un occhio aperto sui conti e uno sulla salute.
Prima regola: seguire i dettami della dieta mediterranea. E cioè tanta verdura e frutta, pane, pasta, legumi, olio d’oliva, poco pesce e uova, ogni tanto carne. Un regime alimentare che fa bene — ormai lo sappiamo — e non costa tanto. Una ricerca dell’università di Bologna condotta da Luca Falasconi e Anastasia Costantini ha mostrato, infatti, che ciascun italiano spende in media ogni settimana 48,17 euro mangiando molti grassi e pochi legumi, fibre e carboidrati. Se, però, ci si abituasse a seguire davvero la dieta mediterranea, anche acquistando ingredienti di qualità, spenderemmo solo 2,02 euro in più ogni sette giorni (se mangiassimo tutti i giorni al fast food, invece, spenderemmo 130,64 euro alla settimana). Non solo. Poche settimane fa il Barilla Center For Food & Nutrition (BCFN) ha fatto un piccolo esperimento (con dati di aprile 2015 dell’Osservatorio dei Prezzi italiano), dimostrando che se si riuscisse a limitare il consumo di carne a due volte ogni sette giorni, come ormai consigliato dalla comunità scientifica, si potrebbero risparmiare quasi 4,50 euro alla settimana, cioè più di 230 euro all’anno, rispetto a una dieta che prevede proteine animali quasi tutti i giorni. «Un regime alimentare che prevede poca carne con un occhio di riguardo alla salute e all’ambiente — spiega Katarzyna Dembska, ricercatrice per la fondazione BCFN — è perciò anche sostenibile economicamente. L’educazione, però, è fondamentale: per non vanificare il risparmio, bisogna saper cucinare, non sprecare, comprare prodotti di stagione, evitare la quarta gamma».
Quali, dunque, le regole da seguire tutti i giorni, a partire dal momento degli acquisti? La food writer inglese Joanna Blythman lo ha spiegato di recente nell’inserto Cook del Guardian dedicato al tema del «money-saving»: «Il negozio dove fare la spesa una volta alla settimana è un modello datato che vi costerà caro. Gli acquirenti saggi acquistano poco e spesso in diversi punti vendita». Solo così, insomma, potremo non farci ingannare dalle finte offerte e tenderemo a comprare solo ciò che serve nel negozio migliore. Il vero segreto? «Abbandonare la dipendenza da frigo, che oggi riempiamo di cibi di scarsa qualità facilmente deperibili, e ridare dignità alle nostre dispense», racconta Fabio Picchi, patron del «Cibreo», trattoria nata nel 1979 a Firenze e ormai luogo cult per molti gourmet d’Italia. «Dobbiamo tornare a riempirle di pasta, riso, olio, legumi, formaggi. Acquistando buone varietà non al prezzo inferiore ma a quello giusto. Solo così rispettiamo la filiera, prestiamo valore al cibo, non sprechiamo e alla lunga risparmiamo». Il modello di una volta, insomma, solo apparentemente più caro, alla lunga più economico. «In fondo, quando abbiamo acquistato ottimi ortaggi, in estate possono bastare pane, olio e pomodori maturi per imbastire un pranzo straordinario e abbordabile». Ci sono, poi, alcuni ingredienti — ha raccontato sempre sul Guardian Dale Berning Sawa — che si possono preparare in casa per risparmiare: yogurt, pane, pesto, sali aromatizzati, marmellate. Mentre alcuni prodotti, se utilizzati non come principali di un piatto, possono essere acquistati anche di primo prezzo: vino e cioccolato per cucinare,funghi, miele.
E se ormai famose sono le ricette a cinque euro dello chef Jamie Oliver, il cuoco svedese John Regefalk, braccio destro di Roy Caceres al «Metamorfosi» di Roma (una stella Michelin), ha presentato su Real Time una serie di piatti da meno di un euro ciascuno come i maltagliati vegetariani alle erbe o i tagliolini al caffè. Per prepararli bastano farina, un uovo, polvere di caffé, olio, burro e formaggio. Spesa totale: 0,99 euro. Forse la vera ricchezza è avere il tempo per prepararli.