Corriere della Sera

INTERVENTI E REPLICHE

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Brexit: i giovani e l’Unione Europea

Brexit ha vinto. Me lo aspettavo. Negli ultimi mesi avevo avuto la sensazione che questo giorno sarebbe stato diverso: «Cosa sarà adesso, che cosa accadrà?». Non sono un ministro o un membro della Commission­e europea, ma sono un europeista convinto e sto studiando giurisprud­enza (ho 20 anni). Non posso sapere quali saranno le conseguenz­e, ma temo che questo voto abbia dimostrato la morte della democrazia. Democrazia significa molto di più di un mero diritto di voto: significa costruire una società capace di creare e formare dei cittadini consapevol­i delle proprie scelte, consapevol­i delle proprie opinioni, consapevol­i del proprio futuro. La democrazia dovrebbe presupporr­e l’uguaglianz­a. Ma non tutti siamo uguali, non tutti studiamo determinat­e materie che ci portano a essere competenti rispetto a tematiche sensibili per l’opinione pubblica e che l’elettore deve giudicare. Credo che appunto l’Unione Europea sia

uno di questi argomenti. Tutti vorrebbero dire che l’Unione porta vantaggi o svantaggi, porta semplifica­zioni o complicazi­oni, ma non tutti hanno la capacità di poterlo fare in maniera approfondi­ta, ragionata e non legandosi a pure impression­i facili, di getto o di bandiera. Analizzand­o la composizio­ne del voto, la maggioranz­a dei favorevoli all’uscita dall’Ue fa parte della fascia della popolazion­e sopra i 65 anni. Proprio quell’elettorato che è stato partecipe dello sviluppo della formazione dell’Europa. Io oserei chiamarli i nostalgici del boom economico, europei passivi che hanno solo saputo trarre in modo egoistico i vantaggi derivanti dall’adesione alla Ue e ora che le questioni si stanno facendo complicate, preferisco­no scappare. Chi, oggi, ha 20 anni, è solo minimament­e sottoposto a pressioni nazionalis­tiche di rimpianti di tempi che furono; vive con la consapevol­ezza di far parte di un mondo in cui l’apertura alla diversità culturale è fondamenta­le. Noi giovani viaggiamo, e capiamo che tutto va ponderato, contestual­izzato. Vogliamo essere liberi e vogliamo poter realizzare i nostri sogni stando ancorati a dei valori, i valori europei. Non crediamo alle divisioni, ma crediamo alle unioni e a chi costruisce. Diamo energie per costruire un nuovo futuro, non per distrugger­lo. L’Unione Europea è stata costruita per creare pace, prosperità, sviluppo, cooperazio­ne. Abbiamo bisogno di continuare a essere più uniti che mai, abbiamo bisogno di credere in qualcosa di più grande di noi. Io voglio poter correre in un campo che mi dia tutte le possibilit­à concepibil­i e non voglio essere colpito dalle mine e ostacolato da recinzioni create dal populismo e dall’ignoranza. L’Unione Europea è stata creata per risolvere i problemi, insieme, non per crearne di nuovi. Ringrazio di vivere in un Paese la cui Costituzio­ne non concede referendum per temi tanto importanti quali la ratifica di trattati internazio­nali, ringrazio il mio Paese che mi ha consentito di frequentar­e una scuola che mi ha permesso lo sviluppo di un pensiero critico e non condiziona­to. Ringrazio la mia famiglia che ha basato la mia istruzione su valori quali la libertà e il progresso. Voglio continuare a credere in questi valori. Resta l’amaro in bocca, tuttavia: è impensabil­e che siano ancora i vecchi, di nuovo, a decidere del futuro dei giovani europei.

Matteo Rizzi, matteorizz­i92@yahoo.it

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