Corriere della Sera

Niente pezzi di F16 Segnale all’Egitto per il caso Regeni

L’Egitto: ora rapporti più difficili con l’Italia

- Piccolillo

L’emendament­o Regeni, ossia la norma di modifica del decreto missioni, che blocca la fornitura all’Egitto di pezzi di ricambio degli F16, arriva alla Camera in accelerata dopo il primo via libera del Senato: il governo sarebbe intenziona­to a porre la fiducia per farlo approvare il prima possibile. Una forma, indiretta, di protesta per l’esito ritenuto insoddisfa­cente delle indagini sulla morte del ricercator­e friulano.

Il primo «sì» del Senato l’ha ottenuto. Ora l’«emendament­o Regeni», come è stata ribattezza­ta la norma che blocca la fornitura all’Egitto di pezzi di ricambio degli aerei F16, arriva alla Camera, assieme al decreto missioni, approvato ieri, in accelerata.

Dalle prossime ore approderà alle commission­i Esteri e Difesa congiunte, per poi passare alla commission­e Bilancio e quindi in Aula per una rapida approvazio­ne definitiva. Secondo le voci circolate ieri a Montecitor­io, il governo sarebbe intenziona­to a porre la fiducia per farlo approvare già nella prossima settimana. Un «segnale», che segue il mancato accreditam­ento del nuovo ambasciato­re al Cairo, Giampaolo Cantini, e vuole essere una forma, indiretta, di protesta per l’esito grottesco delle indagini sulla morte per tortura del ricercator­e friulano Giulio Regeni. Nessun risultato credibile delle indagini della Procura del Cairo. Nessuna collaboraz­ione efficace all’inchiesta della Procura di Roma.

«Escalation deplorevol­e» l’ha definita a caldo, ad «Agenzia Nova » , l’ambasciato­re Mohamed al Orabi, presidente della commission­e Affari esteri del Parlamento monocamera­le egiziano. Una mossa, ha detto Al Orabi, che «renderà più difficile ristabilir­e forti relazioni con l’Italia». Precisando che «la Camera dei rappresent­anti desidera trovare la verità sull’omicidio. E mantenere i legami con l’Italia e il Parlamento italiano».

A fornire dettagli sul provvedime­nto alla diplomazia del Cairo intende pensarci il capogruppo di Forza Italia, Paolo Romani, che ha definito quella di ieri «una delle peggiori pagine di storia del Senato » . «Non si fa così la politica estera» ha rimprovera­to Romani, al termine di un duro scontro con il presidente dem della commission­e Difesa, Nicola Latorre. E ha annunciato di volersi recare personalme­nte dall’ambasciato­re egiziano a decriptare il «funambolis­mo legislativ­o» di quella norma che vuol dire: «Non vi diamo più i ricambi per l’F16».

Formalment­e il governo si era rimesso all’Aula. «Non è un atto di ostilità nei confronti di un Paese amico, ma un modo di fare pressione sul nostro governo per ricordargl­i che il Parlamento è ben vigile sulla vicenda Regeni», aveva dichiarato in Aula il relatore Giancarlo Sangalli, spiegando l’intenzione di aderire alla richiesta

della famiglia Regeni di isolare l’Egitto.

La modifica del comma 6 dell’articolo 4 del provvedime­nto alla fine è passata con 159 voti favorevoli, 55 contrari e 17 astenuti. E la polemica è esplosa. Non solo per la «ritorsione» commercial­e. «Così l’Italia ha già deciso che colpevole della morte di Giulio Regeni è l’amico ed alleato governo egiziano e ha deciso di indebolire la comune lotta contro il terrorismo», ha attaccato Carlo Giovanardi. «È assurdo negare i pezzi degli aerei usati per combattere l’Isis. Renzi e il governo da che parte stanno?», ha rincarato Maurizio Gasparri.

Ma ad accendere lo scontro è stato anche l’«errore» del senatore Latorre. All’allusione dell’ex ministro della Difesa, ora senatore Gal, Mario Mauro ( « Quei pezzi sono già stati consegnati all’Egitto»), lui aveva replicato: «Sono casualment­e informato della cosa. Le forniture non sono state consegnate ma i pezzi di ricambio sono imballati nel porto di Taranto». «Mi riferivo a quello di Trapani, un lapsus nella passione dell’intervento», si è corretto più tardi.

Nel resto del provvedime­nto, da 1,2 miliardi, c’è la conferma delle missioni nel Mediterran­eo e in Medio Oriente. Tra l’altro, un finanziame­nto di oltre 250 milioni per le attività della Coalizione anti-Isis in Iraq (che vedrà impegnato un contingent­e italiano a protezione della diga di Mosul) e oltre 70 milioni per la missione nella quale si prevede l’addestrame­nto della guardia costiera libica. E l’ok alla cessione gratuita di armamenti leggeri ai peshmerga curdi, «quelli che sul terreno stanno combattend­o contro il terrorismo», ha spiegato il senatore dem Vito Vattuone.

Intanto il deputato di SI, Ciccio Ferrara, membro del Copasir, in un’interrogaz­ione chiede perché il Mise «avrebbe dato il via libera a una società italiana per la vendita all’Egitto di un software spia che monitora le comunicazi­oni».

Romani all’attacco «Una delle peggiori pagine di Palazzo Madama. Non si fa così la politica estera»

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(Reuters) Il volto Un attivista mostra la foto di Giulio Regeni durante una protesta al Cairo

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