«Ormai ci piace la modernità» La classe operaia sceglie la Ue
umano è lo stesso al quale è stata attribuita la vittoria degli euroscettici. Feudo laburista. Età media tra le più alte della nazione, così come il tasso di abbandono scolastico, un giovane su due ha lasciato la scuola prima dei 16 anni, e quello della disoccupazione, superiore del 21 per cento rispetto al centro cittadino.
Con i suoi capannoni dismessi e i macchinari arrugginiti sulle banchine, Leith ribalta ogni stereotipo sul voto di una settimana fa e definisce al meglio l’eccezione scozzese, quella che spinge il primo ministro Nicola Sturgeon a sventolare l’ipotesi di un nuovo referendum per l’indipendenza dopo quello di appena due anni fa, perso abbastanza nettamente, 55 a 45%. « Ma si trattava di un’altra storia» racconta Alice Borrowman, consigliera municipale dal 2001, laburista sempre più perplessa. «Era politica, un modo di Alex Salmond e della sua delfina Sturgeon di affermare la loro centralità nella nostra politica. Infatti hanno perso, ma hanno stravinto le elezioni generali del 2015. Il sentimento anti-inglese non è più così forte, i tempi di Braveheart sono passati da un pezzo».
La piccola Scozia ha un Parlamento tutto suo solo dal 1997, conseguenza di un altro referendum, questa volta sulle devoluzione. «Fu la svolta» racconta Mark Turner, professore di Storia moderna all’università. «La nostra società capì che poteva uscire dal cono d’ombra inglese. Loro hanno avuto la cool Britannia di Tony Blair, noi all’improvviso ci siamo aperti al mondo. Abbiamo smesso di essere Nostalgia Una ragazza si ripara dalla pioggia con un ombrello nei colori della bandiera del Regno Unito: la Scozia, che al referendum ha votato in maggioranza contro la Brexit, potrebbe cercare di staccarsi da Londra pur di rimanere nell’Unione Europea (Justin Tallis / Afp)
provincia. E non abbiamo alcuna intenzione di fare retromarcia». Il concetto è ribadito in ogni possibile modo all’ingresso di ogni ateneo. Negli ultimi vent’anni, Edimburgo è diventata la città più cosmopolita del Regno Unito dopo Londra. Ma anche gli inquilini dei peggiori pub di Leith fanno il tifo per la testardaggine di Nicola Sturgeon. Nel 2014 la metà dei residenti del quartiere è rimasta a casa. L’indipendenza non interessava ai portuali scozzesi, da sempre alleati dei loro colleghi inglesi. Adesso è cambiato tutto. Non è questione di soldi, assicura il veterano Rab Mitchell sorseggiando una birra allungata a vodka. «Ci siamo affezionati alla modernità, agli studenti che girano in bicicletta. Non vogliamo tornare a quando si andava a letto presto la sera, e in giro restava solo la gente come noi».