Due omicidi poi la fuga: ho fatto una cavolata
Firenze, uccide una trans e una ragazza: un’altra si salva. La chiamata ai genitori, fermato nella notte
Una telefonata agli anziani genitori. «Ho fatto una cavolata». Poi, alla guida di una Citroën C1 rossa, una corsa verso Siena. Ed qui che è stato arrestato Mirco Alessi, 42 anni, fiorentino, separato da pochi mesi, figlio di imprenditori, venditore di borse, fedina penale candida, almeno sino alle 7 di ieri mattina quando nel piccolo appartamento di via Fiume 1, a due passi dalla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella, avrebbe massacrato con decine di coltellate una transessuale brasiliana e una ragazza dominicana.
Da ieri Alessi, un profilo su Facebook dove si presenta come titolare di un fantomatico sexy-shop virtuale, è chiuso in una cella del carcere di Sollicciano. È lui secondo gli inquirenti l’assassino della trans Gilberto Manoel Da Silva, 45 anni e di Mariela Josefina Santos Cruz, 27 anni, trovata in una pozza di sangue nell’androne del palazzo e poi morta appena arrivata al pronto soccorso dell’ospedale di Santa Maria Nuova. Un’altra ragazza, F.M., 25 anni, dominicana, è riuscita a sfuggire all’assassino. Quando l’ha visto arrivare brandendo un coltellaccio da cucina si è gettata dalla finestra del primo piano, un volo di cinque metri davanti a passanti e vicini di casa increduli. È stata ricoverata per lievi ferite
Le accuse È stata la giovane che è scappata a fare il nome dell’aggressore. In casa abiti insanguinati
(«quasi un miracolo», hanno detto i medici) ed è stata lei a svelare il nome del venditore di borse fiorentino agli investigatori. «È stato Mirco, sembrava impazzito, voleva ucciderci tutti», ha raccontato ancora sotto choc.
È una squallida storia, quella accaduta nel centro di Firenze all’alba di ieri, una vicenda triste e tragica, di prostituzione e droga forse, ma senza un apparente movente. Nulla pare sia stato premeditato. La furia dell’omicida, di una bestialità inaudita secondo la ricostruzione del medico legale, confermerebbe l’ipotesi di un delitto d’impeto, provocato da un litigio. E dalle prime testimonianze della sopravvissuta sembra che tutto sia iniziato da un diverbio in camera da letto. L’assassino sarebbe corso in cucina, avrebbe afferrato un coltello affilatissimo e poi si sarebbe scagliato contro il transessuale. Josefina avrebbe tentato di fuggire ma sarebbe stata colpita più volte cadendo a terra, ormai in fin di vita, nell’androne dove è stata trovata dai soccorritori.
«Ci hanno svegliato le urla disperate delle vittime — ha raccontato una vicina di casa —. Chiedevano aiuto, erano terrorizzate. Poi qualcuno è scappato dalle scale, forse era l’assassino».
Di certo c’è che Mirco Alessi è andato nel suo mini appartamento di via Palazzuolo, dove viveva prima della separazione con la moglie e un figlio, e si è cambiato. I carabinieri hanno trovato una polo e un paio di pantaloni sporchi di sangue e adesso le analisi del Dna dovranno stabilire se è quello delle vittime. Poi l’uomo ha chiamato i genitori con i quali lavora, nella stessa azienda di famiglia. Sono stati loro, disperati, ad avvertire il 112 e a chiedere che cosa avesse combinato quel figlio abbagliato da una vita dove il sesso e la trasgressione sembravano essere diventati imperativi categorici. Poi lo hanno implorato di costituirsi, ma Alessi ha spento il telefono.
Un mese fa Mirco aveva sostituito la sua foto del profilo su Facebook, come a dare una svolta alla sua esistenza. Occhiali scuri, sigaretta in bocca, barba da duro e da «bello e dannato » , come profeticamente aveva commentato un’amica.
L’uomo è stato fermato a