A dodici anni si finge morta e sfugge al killer della madre
Pavia, la compagna uccisa a colpi di pistola: «Rivolevo i miei soldi»
decina di proiettili. Era rifugiata in bagno. Lui ha sfondato la porta con una mazza. Ha mirato solo a lei. La ragazzina era al suo fianco. Entrambe erano rannicchiate.
Dorno ha cinquemila abitanti ed è in provincia di Pavia. In paese era cresciuta Emanuela, che poi aveva preso altre strade compresa l’ultima in Francia, dove s’era innamorata di un uomo. La relazione aveva presto iniziato a vacillare e Garini, che conosceva da tempo la donna e le era rimasto agganciato su Facebook, si era fatto avanti. Anche lui usciva da una separazione: sarebbe potuta tornare in paese, l’avrebbe mantenuta (era casalinga). Tutto era cominciato con passione. Garini, che possiede regolarmente tre pistole e sa sparare da ex frequentatore del poligono, si era subito detto disposto ad accogliere anche la ragazzina, che si è finta morta e quando il killer se n’è andato, nonostante colpita da un proiettile di striscio o di rimbalzo al fianco, è corsa sul balcone raggiungendo quello dei vicini e da lì s’è tuffata in cortile per scappare. Intanto Garini, dopo aver chiamato il 118 e aver chiesto l’intervento perché «ho appena ucciso la mia compagna», era trincerato in salotto. Ha aperto la finestra, minacciato i pochi passanti di far fuoco e infine è stato Vittima Emanuela Preceruti, uccisa mentre era in casa con la figlia
catturato dai carabinieri di Vigevano comandati dal capitano Rocco Papaleo. L’hanno trovato nello stesso bagno dell’esecuzione, avvinghiato al cadavere di Emanuela. Piangeva.
Che la donna, all’sms, abbia reagito con quella risata, è la sua versione, magari inventata. L’assassino aveva bevuto parecchio, forse otto birre di seguito. Più facile credere alla
ragazzina, che ha raccontato di come la madre le avesse annunciato, da tre settimane, la decisione di lasciare Roberto anche in conseguenza del suo carattere divenuto irascibile, alimentato dall’alcolismo. Non sembra ci siano state in precedenza aggressioni. O quantomeno Emanuela non aveva mai denunciato nulla.