Corriere della Sera

Vertice Unicredit, i soci indicano Mustier

Sul nome del manager francese il maggior consenso, ma sarà il consiglio a decidere Convocato per oggi il comitato nomine. Renzi: l’istituto ha bisogno di una guida stabile e solida

- Fabrizio Massaro

Giornate frenetiche in UniCredit per azionisti e consiglier­i di amministra­zione per arrivare a un accordo sul successore di Federico Ghizzoni come amministra­tore delegato dell’istituto.

Ieri si è riunito il comitato ristretto composto dal presidente Giuseppe Vita, dai vice Vincenzo Calandra Bonaura e Luca Cordero di Montezemol­o e dalla consiglier­a Clara Streit per valutare i nomi nella lista del cacciatore di teste Egon Zehnder. Oggi la riunione si allarga a tutto il comitato nomine, che comprende Fabrizio Palenzona, Alessandro Caltagiron­e ed Elena Zambon.

Da lì potrebbe emergere una rosa ancora più ristretta (2 o 3 nomi) da portare al board dell’11 luglio (o a un consiglio anticipato).

La partita sembra stringersi attorno a un pugno di nomi: l’ex capo dell’investment banking di UniCredit, il francese Jean Pierre Mustier, come figura internazio­nale - per la quale preme per esempio la fondazione Cariverona, azionista al 2,8% - e gli italiani Fabrizio Viola ( ceo di Mps), Victor Massiah (ceo di Ubi). E sarebbero tornati in auge anche Corrado Passera e Flavio Valeri (ceo di Deutsche Bank Italia). Ma il quadro appare ancora fluido.

Mustier, classe 1961, è stato top manager di UniCredit dal 2011 al dicembre 2014 dopo aver guidato l’investment banking di Société Générale (durante lo scandalo di Jerome Kerviel, di cui era il capo) e oggi è partner del fondo di debito Tikehau Capital. Ma è un banchiere d’affari più che commercial­e, figura che invece sarebbe più indicata per il ruolo di ceo, almeno secondo alcuni azionisti, come Caltagiron­e e Montezemol­o.

Sia Mustier sia Passera - alla guida di Intesa Sanpaolo fino al 2011, poi ministro dello Sviluppo economico nel governo Monti e quindi fondatore del partito Italia Unica ed ex candidato sindaco di Milano - non essendo attualment­e a capo di una banca avrebbero il vantaggio di essere disponibil­i subito, una circostanz­a che i soci non possono ignorare facilmente: il mercato è troppo instabile e volatile dopo la Brexit per lasciare nel limbo una banca, dopo l’annuncio del passo indietro di Ghizzoni nel consiglio dello scorso 24 maggio.

Ieri anche il premier Matteo Renzi ha richiamato i soci a una maggiore concretezz­a: «Non tocca a me decidere chi fa l’amministra­tore delegato di Unicredit, deciderann­o i soci, credo che abbiano consapevol­ezza del fatto che una grande banca come Unicredit ha bisogno di una guida stabile e solida».

Anche perché chiunque arrivi dovrà procedere a tappe forzate: revisione del piano industrial­e, forte discontinu­ità con il cambiament­o nelle prime linee di management, aumento di capitale, dismission­e di asset. Tutto per rivitalizz­are un titolo che in un solo mese ha perso circa il 35% scendendo sotto quota 2 euro (ieri 1,93 euro, +2,5%).

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