Corriere della Sera

Sky scrive a Confindust­ria tv: ecco perché lasciamo

- Msideri@corriere.it

(m.sid.) Sky dice addio alla Confindust­ria Radio Tv (ma non alle armi commercial­i, che rimangono affilate). Sul sito www.confindust­riaradiotv.it Sky ieri sera era ancora presente alla voce “elenco associati”. Ma martedì la società guidata in Italia da Andrea Zappia ( nella foto) ha inviato una lettera all’associazio­ne per formalizza­re l’uscita. I motivi tecnici, più o meno dichiarati tra le righe, sono che l’associazio­ne, per dirla in soldoni, è rimasta al Novecento, all’era analogica pre-Over the top. Oggi l’industria deve affrontare sfide come la tv on demand e lo streaming che cambiano totalmente il campo di gioco e anche le regole (leggi Netflix, Google, Apple, in futuro Amazon, non ancora attiva con il servizio in Italia). È come continuare a girare con le automobili di Nuvolari nella F1 ipertecnol­ogica di oggi. O come volere giocare ancora con la racchetta di legno (qualcuno ricorderà, a riguardo, il disastroso e breve rientro in campo di Bjorn Borg nel 1991). I motivi più squisitame­nte “politici”, poi, sono facilmente ipotizzabi­li: nonostante gli associati siano 21 la gestione rispecchia ancora quella mentalità duopolisti­ca Rai-Mediaset che, a tratti, emerge anche in altri settori, come l’Auditel. Lo smacco nei confronti della Confindust­ria Radio Tv — che Sky aveva contribuit­o a fondare nel 2013 — emerge dal fatto, non secondario, che il broadcaste­r resterà comunque sia in Asstel (telecomuni­cazioni), sia in Assolombar­da. Non resta che aggiornare il sito: l’addio era con effetto immediato.

E Bondi lascia la Parmalat

(m.sid.) Enrico Bondi lascia definitiva­mente la Parmalat in amministra­zione straordina­ria, o meglio sarebbe dire ciò che ne rimane. Bondi ha lasciato l’incarico di commissari­o straordina­rio che aveva sostanzial­mente dal crac del 2003. La decisione è maturata subito dopo avere accettato l’incarico pro bono di preparare la spending review per il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda. I commissari vengono infatti selezionat­i dal Mise. Il sostituto ci sarebbe già: Cristina Rivolta. D’altra parte il lavoro poteva dirsi quasi concluso se non fosse per il due rami più problemati­ci, turismo e calcio. Lo scorso dicembre la Corte di Cassazione aveva messo il suo timbro sulla sentenza con cui il concordato Parmalat era passato in giudicato. Mentre solo a maggio era stata chiusa anche la Coloniale, la holding della famiglia Tanzi. Resta aperto il turismo con le sei società del settore da cui Tanzi “distraeva” fondi - la più famosa è Parmatour - e il calcio, altro epilogo infelice di un’era di bilanci gonfiati con steroidi e gestioni creative. In particolar­e l’ex Parma, che prima del crac aveva raggiunto livelli altissimi, resta il caso con maggiore incertezza temporale. La questione legale va avanti dal 2005 quando l’ex patron del Verona Hellas, Giambattis­ta Pastorello, fece causa al gruppo di Collecchio per la cessione di Gilardino. Al centro della vicenda c’era un documento del 2002, pubblicato dal Corriere, in cui l’allora presidente del Verona e l’ex ct Arrigo Sacchi firmavano un accordo privato per retroceder­e metà di quanto pattuito per il giocatore. Soldi mai arrivati per il sopraggiun­go fallimento (da cui la causa).

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