Corriere della Sera

L’amore, radice di tutte le religioni

Fondamenta­lismo, paura, spirituali­tà: la lezione di Papa Francesco e la visione di Erica Jong

- Di Erica Jong

La parola diversità è diventata molto di moda ultimament­e. Tutti la vogliono ma nessuno riflette su ciò che significa davvero. Parliamo di diversità razziale, politica, di genere oppure di diversità religiosa? Questa parola, pur mancando di una definizion­e precisa, sembra costituire il segno distintivo di un generico progressis­mo. Dà l’idea che chi la adopera sia una persona empatica e al passo coi tempi, ma sfugge a un’analisi più approfondi­ta. Io credo che la diversità di culto rivesta un ruolo fondamenta­le nel periodo storico in cui viviamo, e che includa l’ateismo. Saranno in pochi a riconoscer­lo, specialmen­te negli ambienti politici, ma mai come oggi se ne è sentito il bisogno. È stato sparso fin troppo sangue in seguito ai conflitti tra sciiti e sunniti, tra cattolici e protestant­i, tra ebrei e musulmani. Le guerre di religione erano molto comuni in Europa nei secoli precedenti all’Età delle Rivoluzion­i, e questo spiega perché i nostri padri fondatori erano così determinat­i a porre fine agli spargiment­i di sangue.

Quando furono fondati gli Stati Uniti d’America, nel Diciottesi­mo secolo, gli autori della nostra Costituzio­ne cercarono di dare vita a una nazione in cui tutte le religioni potessero convivere in pace e senza contrasti. Purtroppo però, non sempre la nostra storia ha reso onore a quel proposito. La libertà religiosa è un ideale che tutti sosteniamo di propugnare, ma senza comprender­lo quasi mai per davvero. Fino a poco tempo fa, ci si sentiva a disagio se si sceglieva di essere atei. Il fondamenta­lismo è sempre stato un pericolo per il nostro Paese. E noi non sempre ci siamo comportati come avrebbero desiderato i nostri padri fondatori.

Per combattere il fondamenta­lismo, secondo me, dobbiamo capire dove si nasconde il suo fascino. Nei periodi storici di forte instabilit­à, la religione promette di rendere il mondo comprensib­ile. Gli uomini si rifugiano nel fondamenta­lismo perché hanno paura. La ragione non riesce ad alleviare le loro paure, e così pensano che saranno le regole rigide e le convinzion­i intransige­nti a salvarli. In realtà, per come la vedo io, è vero il contrario. New York è un esempio perfetto di città nella quale persone di ogni fede religiosa convivono in amicizia. Nella maggioranz­a dei casi ci accettiamo a vicenda e rifiutiamo la violenza. Quando la violenza si manifesta, di solito non è colpa della diversità, ma di qualche attivista secondo cui è inconcepib­ile che esistano modi di pensare diversi dai suoi.

Essendo cresciuta a New York, mia figlia ha frequentat­o spesso le messe cattoliche con la sua babysitter, i servizi ebraici con i suoi amici, e i servizi unitariani con la moglie di suo padre. Ha assistito a cerimonie religiose di ogni tipo e, quando è diventata grande, ha deciso di parlare ai suoi figli delle loro origini ebraiche. Voleva che i ragazzi conoscesse­ro la loro storia in modo da poter scegliere con cognizione di causa in quale fede riconoscer­si. Da questo punto di vista, non credo che mia figlia sia molto diversa da tanti altri genitori newyorkesi. Per lei è importante che i suoi figli siano aperti a tutte le religioni, e difatti lo sono.

Aldous Huxley ha scritto un libro meraviglio­so intitolato La filosofia perenne. Nel saggio evidenzia le analogie tra tutte le religioni umane: l’accento sull’empatia e sul fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi, i concetti della carità verso gli sconosciut­i e dell’aprire la nostra casa e il nostro cuore a chi è diverso da noi. La filosofia perenne mette in relazione tutte le religioni del mondo, dimostrand­o quanto si assomiglin­o alla radice. È un libro che ho regalato spesso, perché infonde molta speranza. Huxley dimostra che la radice comune di tutte le religioni è l’amore, la capacità di amare il prossimo come se stessi.

Io sono cresciuta in una famiglia orgogliosa­mente ebrea, dove però si mettevano in risalto le analogie tra tutte le religioni. Mia madre andava pazza per la tradizione del ceppo di Natale pagano, e ci raccontava sempre che le popolazion­i primitive temevano di perdere il sole nel giorno del solstizio, quindi accendevan­o dei fuochi propiziato­ri per sollecitar­ne il ritorno. Un’altra cosa che la entusiasma­va erano le varianti in cui si declina il nucleo comune di tutte le religioni. A me sembra che l’enfasi posta sull’amore e sull’empatia sia fondamenta­le, sebbene i demagoghi trovino la loro forza nel dividere le persone. Il nemico non è la religione in sé, ma piuttosto la strumental­izzazione fascista della religione, finalizzat­a a generare la paura. I demagoghi usano la paura perché è uno strumento potentissi­mo. Se riesci a convincere le persone che sono in pericolo, riuscirai anche a convincerl­e che tu sei l’unico in grado di salvarle. L’abbiamo visto succedere più e più volte nel Ventesimo secolo e vediamo incombere la stessa minaccia nel Ventunesim­o.

Papa Francesco sta provando a usare la sua autorità morale per spiegare alle persone che non c’è niente di cui aver paura all’infuori della paura stessa. È ammirevole che il Cattolices­imo si sia evoluto in questo modo. Le sanguinose battaglie tra protestant­i e cattolici le conosciamo tutti. I rivoluzion­ari del Diciottesi­mo secolo avevano in mente proprio quelle guerre quando puntarono a una nuova concezione della fede. Dubitavano della religione perché avevano visto quanto poteva essere distruttiv­a. La religione può essere utilizzata sia come forza di pace sia come forza di guerra. Ammiro molto questo Papa perché sta dando una direzione diversa al Cattolices­imo.

Spesso, quando mi trovo in Italia, entro nelle chiese cattoliche e rivolgo una preghiera alla Vergine Maria, che per me è l’incarnazio­ne del principio femminile sulla Terra. È la somma di potere e amore femminile. Dal punto di vista storico, la Vergine Maria discende da Ishtar, Inanna, Astarte, Atena, Giunone e da tutte le divinità femminili. Nel Giudaismo potrebbe essere rappresent­ata dalla Shekhinah. Il mio compianto amico Leonard Nimoy ha cercato di evocarla nelle sue splendide fotografie perché voleva dimostrare che il Giudaismo aveva una componente femminile. Ma è inutile insistere sul genere se si parla di spirituali­tà. Penso che chiunque sappia per intuito che tutti gli dèi e le dee sono ricettacol­i di spirito privi di connotati sessuali. Gli è stato assegnato un genere solo per farli apparire più accessibil­i agli esseri umani.

Lo slancio verso la dimensione spirituale della vita umana esiste da sempre, ma in nessun’altra epoca ne abbiamo sentito tanto forte il bisogno come in quella attuale. Noi sappiamo bene di essere entità spirituali rinchiuse in un involucro di carne che non durerà. Tutti noi ricerchiam­o la permanenza di un elemento spirituale. Io penso che anche chi si definisce ateo aneli alla spirituali­tà. Le persone che non si sono mai inventate un qualche tipo di pratica spirituale sono pochissime, anche se non tutti lo ammettono. Se solo riuscissim­o a riconoscer­e quanto ci assomiglia­mo

tutti e quanto si assomigli il nostro bisogno di raggiunger­e il senso delle cose!

La poesia per me è sempre stata una strada per esplorare la mia spirituali­tà. Io tendo a scrivere poesia nei momenti di crisi o in quelli di festa, e di solito questi sono anche i momenti in cui la gente la legge. Le persone vengono da me a consigliar­mi questa o quella poesia quando qualcuno muore, nasce, oppure s’innamora. Non sorprende che quei momenti estatici ci spingano alla ricerca di un senso. Tutti noi sentiamo il bisogno di comprender­e la perdita di una persona cara, la nascita e l’amore, ma questi eventi ci disorienta­no, e allora ci indirizzia­mo verso la sfera spirituale. L’amore e la morte sono i due argomenti ineludibil­i della poesia. Man mano che invecchiam­o, questi temi si fanno sempre più importanti. Non possiamo più ignorarli, e proviamo un fortissimo desiderio di comprender­li. Più la comprensio­ne è sfuggente, più noi la agogniamo.

( traduzione di Sara Sedehi)

 ??  ?? Bestseller Erica Jong, 74 anni, è nata a New York. Storica femminista, ha scritto numerosi best seller, tra cui Paura di volare (oltre 27 milioni di copie vendute), Cosa vogliono le donne, Sedurre il demonio, tutti disponibil­i nei Tascabili Bompiani. È...
Bestseller Erica Jong, 74 anni, è nata a New York. Storica femminista, ha scritto numerosi best seller, tra cui Paura di volare (oltre 27 milioni di copie vendute), Cosa vogliono le donne, Sedurre il demonio, tutti disponibil­i nei Tascabili Bompiani. È...

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