Corriere della Sera

James Patterson, macchina visionaria che fabbrica storie

Oggi con il quotidiano un nuovo giallo dello scrittore che ha rivoluzion­ato l’editoria vendendo libri per oltre 1,5 miliardi di dollari (solo negli Stati Uniti). Prima pubblicita­rio, poi romanziere, si è dedicato alla narrativa per bambini spinto dalla ri

- di Costanza Rizzacasa D’Orsogna CostanzaRd­O

Qualche anno fa ha scritto il suo necrologio. «A 101 anni iniziò a perdere colpi, completand­o, in dodici mesi, solo quattro romanzi». Pochissimi davvero, se nel 2011 James Patterson ne ha sfornati quattordic­i. Dal 2006 è l’autore più acquistato al mondo — più di Dan Brown, Stephen King e John Grisham insieme. Una macchina da oltre 270 milioni di copie, 35 volumi al primo posto della Best Seller List del «New York Times». Più volte nel Guinness dei primati, ha venduto, nei soli Stati Uniti, libri per oltre 1,5 miliardi di dollari, il primo a toccare il milione di ebook. Uno ogni quindici romanzi comprato negli States ha la sua firma, e nel 2015 ha guadagnato 89 milioni di dollari — più di tutti, ma neanche il suo record personale. Abita in Florida, a Palm Beach, in una villa da oltre 6 mila metri quadri che affaccia sull’Atlantico. «Il mio piccolo cottage», ironizza. Gli editori lo chiamano James Patterson S.p.A. Lui si paragona a Henry Ford, che realizzò la prima automobile economica.

Perché James Patterson ha rivoluzion­ato l’editoria, ridisegnan­do il libro come prodotto di consumo alla stregua del Philadelph­ia Kraft, e mandando in pensione il cliché dello scrittore tormentato che produce arte in soffitta. E ora vuol farlo di nuovo. Con Bookshots, collana di romanzi brevi per Hachette. Quest’anno pubblicher­à 23 titoli, tutti sotto le 150 pagine e dal costo inferiore ai cinque dollari. «Ritmo veloce, come leggere un film». E tutto con la sua matita e un bloc notes di carta gialla. «Per fortuna non scrivo al pc», ironizzava in un’intervista al «New Yorker», «altrimenti sì che sarei prolifico». Sulla sua scrivania, dove lavora tutti i giorni dalle 5.30 del mattino, c’è una foto di Bill Clinton che scende dall’elicottero presidenzi­ale con una copia di Quando soffia il vento (1998). Ma la sua popolarità a Washington è bipartisan. Al pianterren­o, una parete del bagno per gli ospiti è coperta di lettere di due fan molto speciali: George Bush padre e figlio. Sugli scaffali ha Jeffery Deaver, ma anche Philip Roth. «Amo James Joyce, ma con Finnegans Wake mi ha un po’ perduto».

E forse neanche lui avrebbe scommesso un centesimo sul giovane Patterson, nato a Newburgh, cittadina a nord di New York City, 69 anni fa, da una maestra e un venditore di assicurazi­oni. Suo padre era cresciuto nell’ospizio dei poveri dove la madre, abbandonat­a dal compagno, faceva le pulizie. «Un uomo duro», ricorda del genitore. «La prima volta che mi abbracciò fu sul letto di morte». Quando il padre andò in pensione, scrisse un romanzo e lo mostrò al figlio, già famoso. Lui gli diede lo stesso consiglio che dà a tutti gli autori novelli: «Scrivine un altro». Dopo la laurea si trasferì a Manhattan, dove trovò lavoro come redattore presso l’agenzia di pubblicità J. Walter Thompson. Ne diventerà il più giovane direttore creativo, coniando slogan celebri per Burger King e Toys “R” Us. Un giorno comprò una macchina per scrivere. Il risultato fu il suo primo romanzo, The Thomas Berryman Number (1976). Gli venne rifiutato ben 31 volte. Alla fine il suo agente, che Patterson aveva trovato su un giornale, riuscì a piazzarlo presso un editore di Boston: la Little, Brown & Co., per 8.500 dollari. The Thomas Berryman Number vendette solo 10 mila copie, ma vinse l’Edgar Award per l’opera prima dai Mystery Writers of America. Qualcuno lo paragonò a Raymond Chandler, in seguito non l’avrebbero più fatto. «Era un romanzo intricato, molto dark. La scrittura è superiore a ciò che pubblico adesso, ma la trama non altrettant­o». Nel 1993 la svolta commercial­e. Ricorda Maggie Rose, primo volume della serie sul detective psicologo Alex Cross, fu un successo planetario, e divenne un franchise con venti sequel e tre film. Contempora­neamente, Patterson iniziò a frequentar­e una collega art director, Susan Solie. Si sposarono nel 1997.

Fu la riluttanza alla lettura del figlio Jack, oggi diciottenn­e, a spingere Patterson verso la narrativa Young Adult e per bambini. Oggi promuove campagne per l’alfabetism­o infantile, con un sito, ReadKiddoR­ead.com, e donazioni milionarie. Paradossal­mente, sovvenzion­a anche librerie indipenden­ti, le stesse che si piccano di non aver mai una copia dei suoi gialli. Per sostenere i ritmi di produzione elevatissi­mi, ha un esercito di una ventina di co-autori. Li paga di tasca sua, scegliendo­li tra scrittori squattrina­ti, e abbozza per loro fino a ottanta pagine di un libro. Uno è il quarantenn­e Michael Lewidge, ex portiere del Bronx di famiglia operaia. Quando scoprì che Patterson aveva frequentat­o il suo stesso college, gli spedì il romanzo che stava scrivendo nei ritagli. La sera stessa il telefono squillò. Patterson aiutò Lewidge a pubblicare il primo libro, e quando l’amico non vendeva gli offrì di collaborar­e al suo nuovo romanzo. Balzarono al primo posto nella «Best Seller List». Lewidge si licenziò da tecnico di un operatore telefonico e divenne co-autore full-time.

Questa e altre pratiche di Patterson hanno scatenato i detrattori. Stephen King lo liquida come « un terribile scrittore di successo», molti lo definiscon­o un autore da aeroporto. Lui ci resta male, ma i risultati gli danno sempre ragione. Quando scrisse Ricorda Maggie Rose cercò di convincere Little, Brown & Co. che il miglior modo per farne un bestseller era reclamizza­rlo alla tv. Quelli esitarono: la pubblicità in television­e era rara nell’editoria, non solo per i costi proibitivi, ma anche per un certo pregiudizi­o culturale. Così Patterson realizzò uno spot a spese proprie. Un ragno che scendeva sullo schermo, una voce fuori campo che avvertiva: « Puoi smettere di aspettare il nuovo Silenzio degli innocenti ». Quando gli editori lo videro, accettaron­o di dividere i costi.

Ricorda Maggie Rose resta il suo libro di maggiore successo, con più di cinque milioni di copie. E oggi Little, Brown — dove Patterson, che contribuis­ce per oltre il 30 per cento del giro d’affari, ha uno staff di una decina di persone ma controlla tutto, dalle fascette alla collocazio­ne nei negozi — pubblica autori popolariss­imi come la Stephanie Meyer di Twilight. A volte, Patterson si vendica. « Mi spiace che il mio buon amico Stephen King non possa essere qui», ironizzò alcuni anni fa a un riceviment­o in suo onore. «A Bangor (la cittadina del Maine dove risiede King, ndr) dev’essere la sera del bingo».

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